Lettera a una Generazione che ci guarda ridendo
“Boomer, e con orgoglio”
“Moderni anche noi: vivere l’oggi senza permesso”
Cari giovani,
scrivo queste parole senza rancore ma con un leggero nodo alla gola, figlio di una delusione. Non è rabbia la mia, ma il disincanto di chi vorrebbe tendere la mano e ricevere, almeno, uno sguardo curioso. E invece spesso, su questo teatro chiamato social network, troviamo il dito che indica, ride, giudica. “Boomer”, ci chiamate. Con quel tono sbrigativo, quasi a volerci congedare dalla festa della modernità.
Ma lasciate che vi racconti chi siamo, noi “boomer”. Siamo nati quando i telefoni avevano il filo e la pazienza era una virtù quotidiana. Aspettavamo il postino per leggere notizie, scrivevamo lettere su carta con l’inchiostro e, nel mio caso, ho cominciato a scrivere con una macchina da scrivere. Quando arrivò il mio primo computer, piansi. Non di gioia, ma di paura. Chi mi avrebbe aiutata? Come si usava quell’oggetto silenzioso e potente?
Siamo cresciuti con i carillon nella culla e oggi siamo qui, nel mondo digitale, cercando di partecipare, esplorare, divertirci. Ma spesso veniamo etichettati come ridicoli, fuori posto, incapaci. Ci viene detto “tornate in cucina” o “uscite dai social”. Eppure siamo noi, in gran parte, ad aver costruito i pilastri di questo mondo iperconnesso. Siamo quelli che hanno visto nascere l’informatica, lanciato i primi modem, sperimentato i primi forum, creduto che la rete potesse avvicinarci.
E allora vi chiedo: perché ridicolizzarci? Perché temere una donna di 60 anni con un rossetto acceso e le sneakers ai piedi? O un uomo che ascolta K-pop e si emoziona davanti a un K-drama? Ci dite che “non è più l’età”, ma l’età per cosa, esattamente? Per gioire? Per imparare? Per amare uno stile nuovo, uno slancio creativo, una moda che ci fa sentire vivi?
No, non vogliamo essere giovani a tutti i costi. Vogliamo semplicemente essere presenti, vivi, partecipi. Indossiamo ciò che ci fa stare bene, amiamo ciò che ci emoziona, abitiamo questo mondo – anche quello digitale – con la stessa dignità con cui l’avete abitato voi fin da bambini con un tablet in mano.
Siate curiosi, non sprezzanti. Siate critici, ma non crudeli. E soprattutto: siate rispettosi. Perché il rispetto è la base di ogni dialogo tra generazioni. In fondo, abbiamo più in comune di quanto pensiate.
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