Saturno Magazine, Articolo: DOTT. MUJË BUÇPAPAJ

DOTT. MUJË BUÇPAPAJ

DOTT. MUJË BUÇPAPAJ AL XIX SEMINARIO INTERNAZIONALE DI ALBANOLOGIA ALL’UNIVERSITÀ DI TETOVA: “IL GROTTESCO COME TESTIMONIANZA MORALE DI UN’EPOCA TRAUMATIZZATA DAL COMUNISMO”
 
 
Tetova - 25 settembre, 2025
 
 
Nell’auditorium accademico dell’Università di Tetova, luogo d’incontro con studiosi e critici sull'eredità culturale albanese e la letteratura interculturale, si è aperto il XIX Seminario Internazionale di Albanologia, con il tema centrale: “Il dialogo culturale tra la letteratura albanese e quella mondiale.”
Tra le voci più rilevanti che hanno risuonato con forza in questa tavola scientifica, c’era anche lo studioso di letteratura moderna e postcomunista, Dott. Mujë Buçpapaj da Tirana (Albania), il quale ha offerto un’analisi profonda e articolata su un tema che continua a sfidare la coscienza collettiva albanese e il discorso estetico contemporaneo.
Nella sua relazione dal titolo “Il ritratto di una realtà grottesca e di una società traumatizzata dal comunismo nei romanzi contemporanei,” Dott. Buçpapaj ha offerto una visione complessa su come il grottesco, l’ironia e il realismo documentario, costruiscano narrazioni che sfidano il silenzio storico e rivelano le ferite non guarite di un tempo repressivo.
Al centro del suo studio c’era il romanzo “Il Secondo Diavolo” dell’autore Qazim Shehu, un’opera che, secondo lo studioso, non resta semplicemente un prodotto letterario, ma diventa un atto di accusa e un documento etico contro l’oblio. Con una metodologia testuale-analitica e comparativa, Dott. Buçpapaj pone il romanzo in dialogo con le opere di altri autori albanesi e stranieri, come: Ismail Kadare, Fatos Kongoli, Flamur Buçpapaj, Bashkim Shehu, Bashkim Hoxha e la premio Nobel tedesco-rumena Herta Müller, per svelare una mappa multi vocale dell’esperienza e della rappresentazione della dittatura.
Al centro della sua analisi, lui ha esaminato il modo come il grottesco e l'ironia della realtà assurda, diventino strumenti estetici e allo stesso tempo etici per raccontare, attraverso la metafora albanese, un’esperienza esistenziale che supera la dimensione politica per entrare nella sfera del dramma umano.
Personaggi come Arsen Lipa, un sopravvissuto silenzioso alle ingiustizie del sistema, e Idriz, figura morale e simbolo della resistenza taciturna, sono stati analizzati dal Dott. Buçpapaj come metafore dell’uomo che mantiene la dignità in un mondo distrutto dalla paura, dal ricatto e dall’ipocrisia ideologica.
In un confronto dettagliato con il romanzo “The land of green plums - La terra delle prugne verdi ” di Herta Müller, lo studioso si è concentrato sulle sfumature stilistiche e sugli approcci narrativi che differenziano ma anche uniscono le esperienze delle dittature dell’Est. L'autore Shehu, secondo Dott. Buçpapaj, costruisce una narrazione semplice e diretta, carica di emozioni, che nella sua sostanza contiene un realismo amaro e un’etica che non consente compromessi con il passato.
Al termine della relazione, Dott. Mujë Buçpapaj ha sottolineato come la letteratura postcomunista albanese, con romanzi come “Il secondo diavolo”, porti il valore di una memoria collettiva, in cui il passato non è archiviato ma ritorna per essere compreso e sfidato, per costruire una coscienza storica e civica più illuminata.
La sua attività è stata accolta con particolare interesse dai presenti, suscitando un vivace dibattito e una profonda riflessione sul ruolo della letteratura come strumento della verità.
In un’epoca in cui il racconto della dittatura viene spesso sostituito dal silenzio o da una nostalgia falsa, il contributo del Dott. Mujë Buçpapaj si presenta come una voce chiara e ferma nella ricerca della verità, attraverso l’arte della parola.
 
 
 
Tradotto da: Angela Kosta giornalista, saggista, editore, critica letteraria, redattrice, traduttrice, poetessa, promotrice internazionale
 

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