Souad Khalil
La poesia, come ogni altra forma d’arte, tende negli spiriti creativi a penetrare i misteri dell’espressione, alla scoperta di nuovi mezzi d’immagine, di ritmo e di narrazione intellettuale legata alle questioni fondamentali della vita e della morte.
L’inclinazione del poeta verso la freschezza dell’espressione è un impulso ereditario: il vero poeta non può accontentarsi del ruolo di semplice imitatore, poiché l’arte gli impone di esplorare e di scoprire. Come sottolineava al-Jāḥiẓ, il poeta è “colui che ara”, poiché l’arare è più difficile del mietere. Anche Abū Tammām non smise mai di discutere dell’originalità dei significati e della loro invenzione da parte del poeta.
Bayān al-Ṣafadī, scrittore siriano, in un breve studio sulla poesia e la battaglia del rinnovamento, ricorda che la novità e la modernità nella poesia sono questioni relative, come già osservava Abū al-Faḍl al-Andalusī.
Il grande poeta, da sempre, si scontra con il muro delle tradizioni poetiche mentre cerca di scoprire la propria voce unica, in mezzo a stormi di poesie che non fanno altro che ripetere ciò che è già stato detto. È forse facile inaugurare una nuova forma, un nuovo ritmo o una nuova struttura? Assolutamente no. Il poeta deve prepararsi a ricevere le frecce dei critici, del pubblico e dei suoi stessi colleghi.
Così, molte poesie rimasero nell’ombra, trascurate perché non conformi alla corrente dominante. Quanti testi dimenticati oggi appaiono di grande significato! Questo fenomeno si riscontra anche nei testi fondamentali sulla metrica e le rime, come Al-Qawafi di Al-Akhfash, Al-Wafi fi al-‘Arud wal-Qawafi di Al-Tabrizi, e Al-‘Iqd al-Farid di Ibn ‘Abd Rabbih, così come nella sezione dedicata alla metrica nel quinto volume della sua opera.
Anche libri di lingua e letteratura come Al-Aghani, Al-Kitab, I‘jaz al-Qur’an, Sirr al-Fasaha e molti altri testimoniano questa tensione tra tradizione e innovazione.
Un poeta gigante come Al-Mutanabbi catturò l’attenzione del mondo con poesie che ridonavano freschezza a una tradizione rigida, inaugurando uno stile unico dall’inizio alla fine, osando creare immaginazioni raffinate, un linguaggio elegante e visioni rare, mai eguagliate da altri poeti. Per questo le sue poesie rimasero oggetto di dibattito, pur imponendosi sin dall’inizio grazie alla forza creativa della sua arte.
Se volessimo citare solo pochi esempi del suo lavoro con la lingua poetica, il lettore potrebbe percepire concretamente ciò che intendo. Al-Mutanabbi piega la lingua, introduce l’articolo determinativo nei participi, unisce soggetto esplicito e pronome insieme, invoca pronomi dimostrativi con elementi omessi e utilizza un lessico audace, persino partendo dalla parola “terra”.
L’impulso ribelle del creatore si riflette nel modo in cui usa i propri strumenti linguistici e la musica poetica. La tradizione ha conosciuto pochi esperimenti nella musica del verso, come testimonia l’affermazione di Abū al-Mutāhiya: “Sono più grande della metrica.” La diffusione di nuove forme metriche segnò un vero cambiamento nella struttura e nell’atmosfera della poesia araba.
Nel periodo moderno, con l’apertura culturale e la volontà di rinnovare le tradizioni, Rizqallah Hassoun affrontò la questione della poesia in versi sciolti, seguito da Ameen Rihani, Gibran Khalil Gibran, Al-Zahawi, Abdul Rahman Shukri, Abu Shadi, Ali Al-Nasser e altri. Questo portò alla cristallizzazione della poesia moderna con figure come Badr Shakir Al-Sayyab, Nazik Al-Malaika, Abd al-Wahhab Al-Bayati, Adonis, Salah Abdel Sabour e altri ancora.
Al-Baroudi creò nuovi metri derivati dalla tradizione araba, componendo poesie dal valore particolare per il rinnovamento musicale. In contrasto, Hafez Ibrahim derise tali esperimenti, mentre Gibran proclamò: “La vostra lingua è vostra, la mia è mia.”
Nel 1911 Gibran scrisse:
“La poesia è un’emozione che brama l’ignoto, rendendolo vicino e familiare; un pensiero che chiama ciò che è nascosto, trasformandolo in ciò che appare chiaro e comprensibile.”
Il poeta è una creatura singolare, con un occhio spirituale che vede ciò che gli occhi non percepiscono, e un io interiore che ascolta i sussurri dei giorni e delle notti, inascoltabili agli orecchi comuni.
Al-Zahawi scrisse nel 1934: “Non vedo regole per la poesia; essa è al di sopra delle regole, simile agli esseri viventi nel loro sviluppo.”
Elias Abu Shabaka nel 1937: “La poesia è un organismo vivente, colmo di natura e vita; non può essere misurata né pesata.”
Saeed Aql nello stesso anno: “La poesia nasce dall’inconscio, la prosa dalla coscienza.”
Il movimento romantico non accoglieva la spinta al rinnovamento, ma negli anni ’20 emersero poesie vibranti e cariche di emozione, come quelle di Ebrahim Naji, e il rinnovamento affrontò battaglie tra tradizione e innovazione, tra correnti diverse.
La poesia moderna si consolidò con la poesia in ritmo libero (al-taf‘ila), segnando una fase di espansione liberatoria. Si formarono due correnti principali: una orientata ai temi contemporanei e al coinvolgimento del pubblico, e l’altra più formalista, influenzata dall’Occidente, esprimendo un io chiuso e spirituale, con una lingua che interrompeva i legami comunicativi. Tra i rappresentanti vi erano Yusuf al-Khal, Tawfiq Sayigh, Adonis, Anas al-Haj, Fuad Rifqa, Shawqi Bi Shuqra, Sarkon Yalç, Mouayed Al-Rawi, Jean Damo, Gibran Jabra e altri.
Nonostante ostacoli e tentativi di censura, il movimento di rinnovamento conquistò legittimità popolare e ufficiale, affermandosi come corrente dominante nella poesia araba contemporanea, fedele al messaggio della poesia in ogni tempo e luogo.
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