IL POETA DELL'ANIMA Khalil Gibran. (Bsharre, 06 Gennaio 1883) poeta, pittore, aforista libanese naturalizzato statunitense. A questo autore immenso, devo la mia passione per la poesia, per l’esternazione dei sentimenti, per la contemplazione dell’amore, della passione. Sento verso di lui, un legame quasi familiare, dovuta anche alle date della sua nascita e morte, che sono le stesse di persone a me care e la somiglianza giovanile a persone, sempre di famiglia, che amo profondamente. Tutte queste coincidenze che, ho potuto notare solo dopo la grande stima e ammirazione verso questo grande poeta, mi hanno legata ancor più ad esso, dal punto di vista poetico e letterario. Fu tra i fondatori, insieme a Mikha’il Nu’ayma (Mikhail Naimy), dell’associazione letteraria “Associazione della penna” che fu punto di incontro dei grandi letterati arabi emigrati negli Stati Uniti. Tradotto in oltre 20 lingue, diventando un mito per i giovani letterati arabi negli Stati Uniti. La sua opera più nota è sicuramente “IL PROFETA”. Nelle sue opere troviamo cultura araba ma anche statunitense, una unione che è diventato sicuramente importante per le sue opere. Nato in un villaggio del Libano settentrionale che allora faceva parte dell’impero ottomano, nel nord montagnoso del paese. Non ebbe grandi possibilità economiche per poter seguire studi specifici, suo padre, esattore, fu condannato ed imprigionato per peculato, uscendo di prigione nel 1894. Gibran fu, quindi, educato ed istruito da preti sulla Bibbia e la civiltà araba. E proprio in quel periodo fu ispirato ed iniziò a scrivere le sue prime opere, partendo proprio da Il Profeta. Si trasferì, con la madre, le sorelle Mariana e Sultana ed il fratellastro Boutros Peter, negli Stati uniti, dallo zio materno, nel 1895. La sua educazione americana, a Boston dove viveva nella più grande comunità siriana d’America e dove la madre lavorava come merciaia. Frequentò la sua prima scuola a Boston dove, su suggerimento dell’insegnante di inglese, cambiò il suo nome in da Jibran Khalil Jibra, a semplicemente Khalil Gibran, adattandolo meglio alla pronuncia americana. Iscritto successivamente ad un istituto d’arte dove, per la sua bravura in disegno, attirò l’attenzione del fotografo Fred Holland Day, all’epoca un grande fotografo all’avanguardia e molto noto che gli fece conoscere la scrittrice Josephine Peabody, che ne influenzò molto la sua scrittura ed il suo pensiero poetico. Nel 1898, un editore, usò alcuni dei suoi disegni, come copertina. Tornato in Libano, dietro consiglio della madre, visse con il padre dove frequentò il College de la Sagesse, che era una scuola superiore maronita di Beirut. Frequentò, quindi corsi di letteratura araba ma anche francese, avvicinandosi molto al romanticismo francese. Dopo aver terminato gli studi, nel 1902, ritornò in America quando la vita in comune con il padre, divenne insostenibile. Tornato a Boston ebbe grandi dispiaceri, come la morte per tubercolosi della sorella Sultana e del fratellastro Boutros, poco tempo dopo, la morte per tumore, della madre. La sorella Mariana, lavorò presso una sartoria, mantenendo entrambi, dopo aver venduto il negozio che aveva aperto la madre anni prima. Gibran fu inserito in un circolo letterario, dove conobbe e ne divenne amante, Josephine Peabody, come lui, indipendente e libera di carattere. Ma nel 1904, questa passione finì, si innamorò perdutamente di Mary Elizabeth Haskell ed alla quale dedicò molte delle sue liriche. Fu però a causa della differenza di oltre 10 anni di età di lei, un amore platonico ma, molto intenso e d intimo. Collaborò con il giornale AL -MUHAJIR (l’emigrante), scrivendo articolo per arabi. Grazie a Lei, Gibran fece un viaggio a Parigi dove ebbe modo di studiare arte con Auguste Rodin per oltre due anni. A Parigi studiò Nietzsche, Voltaire, Rousseau. A Parigi conobbe colui che sarebbe diventato l’amico per la vita, Youssef Howayek. Ritornò in America, a Boston e le sue opere furono esposte in centinaia di mostre e gallerie d’arte. Divenne famoso in tutto il mondo. Morì l’11 aprile del 1931 a New York. CURIOSITA’: Uno dei suoi versi in inglese più famosi appare in Sabbia e spuma (Sand and Foam, 1926): Half of what I say is meaningless, but I say it so that the other half may reach you (Metà di quel che dico non ha senso, ma lo dico perché l'altra metà possa giungere a te). Il verso è noto anche per essere stato incluso da John Lennon (in forma leggermente modificata) nella canzone Julia dall'album The Beatles dei Beatles.
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