Saturno Magazine, Articolo: FATMIR R GJATA - I POETI BALCANICI

FATMIR R GJATA - I POETI BALCANICI

 

 

FATMIR R GJATA - I POETI BALCANICI

 La poesia dell'anima e quella della ragione, istinto contro il pensiero.

E’ questo dilemma che ogni poeta balcanico che si affaccia nelle lettere occidentali, deve affrontare ed elaborare nel profondo, prima di intraprendere la sua strada.

Ed è una strada lastricata di pensieri talmente profondi, da essere ormai istinto primordiale: c'è la linfa ed il sangue, il cuore e l'anima, gli arti, la guerra, la povertà, la gioia mischiati in porzioni importanti e serviti come fosse la cosa più normale del mondo.

I poeti balcanici si immergono in una situazione ancora travagliata dentro e fuori. Vicino alla ricchezza che non riescono mai ad accedere, loro sognano i frutti senza toccarli con la mano e, questa dà una forza immane nel discorso poetico. Li ho conosciuti con le facce scavate, lasciati andare agli eventi, eppure al settimo cielo di una piccola gioia, un amore non corrisposto, o un bacio dato all’amata, o ancora gioire per il loro piccolo paese: a qualunque viaggiatore dovrebbe sembrare almeno strano.

C'è una forza propulsiva in loro che non ha eguali, amano come se non ci fosse il domani e odiano con tutte le membra. E quella forza gli riporta a spasso nel tempo e, a volte gli fa sembrare dei selvaggi, però la loro capacità e sorprendentemente, senza eguali, perché tutto ad un tratto, li trovi proiettati nel futuro più bello, in quei meandri sconosciuti ai più, dove accedono pochi eletti. Si signori, penso che i poeti balcanici sono esseri senza tempo, catapultati per insegnarci la vita, con tutte le sfumature, ideali, sogni, duelli, e feste. Oh sì, i balcanici festeggiano ancora insieme alle loro divinità anche se i nomi non sono quelli di un tempo. Gli Dei sono in mezzo a loro. Forse il fatto che qualunque Dio si affaccia da quelle parti e, invitato alla festa della vita, assieme agli altri Dei già presenti, pagani ormai senza più nome ma che mantengono la loro saggezza.

E loro ballano insieme, agli stessi poeti che scrivono di loro. Miti che si mischiano tra loro e non si capisce la differenza, la gente diventa pietra e la pietra parla. C'è un miscuglio di bellezza straordinaria, che solo lì può essere creato, si può sentire sulla pelle, si può trovare.

Possono volare in alto perché sono figli di una Terra immortale ed immutabile, dove esistono solo i sentimenti più puri ed atavici, là dove osano le aquile da cui, quella terra prende il nome.

Sono i Balcani! I poeti balcanici!

E, veramente penso che siano della stessa matrice di Omero.

Nati per diventare immortali dopo la morte.

 

 

 

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