Il mio amico Robert scrive così — con il cuore in una mano e la parola nell’altra. Quando mi ha mandato questo testo da pubblicare su Saturno, ho sentito subito che doveva incontrare altri sguardi. È una voce che non cerca l’applauso, ma uno spazio quieto in cui farsi ascoltare. Chi canta, rischia. Chi ama, perde. In queste parole il mito si spoglia della sua antichità per diventare pensiero contemporaneo. Qui Orfeo è un essere umano, fragile ma immenso, e il suo canto è il nostro tremito di senso. Nel canto di Orfeo c'è più che mito: c'è l'uomo che ama, spera, e sbaglia. Questo testo non celebra la perfezione eroica, ma l'intensità vulnerabile del gesto umano. Lo condivido con voi per ciò che lascia risuonare dentro, nel silenzio che ognuno porta. Il testo vibra di bellezza malinconica e di profondità quasi sacra, come se ogni verso fosse una piccola fenditura attraverso cui passa la luce di qualcosa che supera il tempo. Robert mi perdonerà se ho osato invadere questo suo spazio con il mio pensiero, ma è stato più forte di me.
Con stima, Francesca Gallello G.I.N.Gòmez