HEKURAN HALILI - EBBREZZA D'ETERNO NEL CREPUSCOLO DELL'ANIMA
DA ANGELA KOSTA
VERSI CREPUSCOLARI
“Con intrecci di colori, fremiti d’ombre, /con silenzi crescenti, fioriture di desideri, /con lo spogliarsi vezzoso del giorno dalla luce, /arriva il Crepuscolo…"
con eleganza visiva l'autore Halili, ci trasporta in un’atmosfera quasi pittoresca.
Il crepuscolo non viene soltanto descritto, ma viene pure vissuto.
Diventando protagonista silenzioso vezzoso, sensuale, quasi umano nel "suo spogliarsi", nel suo personificarsi, pur "spogliandosi del tutto", mostrandoci tutto ciò accade realmente e metaforicamente, il crepuscolo si "veste" comunque, e ci accompagna, ci guida in ogni verso con gli "aspetti" che succedono nella nostra vita.
"Al crepuscolo, quante cose accadono al crepuscolo, /quando i sette colori si dissolvono diventando uno, /quando sulla Terra, tutto inizia a perdere i tratti, /mentre il brivido dell’aria, dell’anima ci ricorda che /su questa terra non ci saremo per sempre."
Il crepuscolo scioglie i confini, fonde i colori, e in quel disfacimento si fa spazio alla coscienza della mortalità.
L'autore Halili fa si che l’aria e l’anima vibrassero insieme: l’esterno e l’interiore si uniscono per ricordarci che siamo solamente temporanei in questa vita terrena.
"Perciò ci accendiamo e ci illuminiamo da dentro, /dentro echeggiamo come il mare nella tempesta, /mentre il crepuscolo ci avvolge come un recinto senza uscita /con cerchi d’ombre, stringimenti di desideri…"
In questi versi il lettore concepisce subito la reazione umana dell'autore, il quale ci indirizza verso quella in generale, con la consapevolezza del raggiungimento dello stato luminoso interiore.
"Il mare in tempesta" trasmette l’intensità del sentire oltre lo spazio illimitato, mentre il crepuscolo diventa un recinto, un luogo chiuso di ombre, quasi una prigione di emozioni e desideri.
"Io le pieghe dei suoi lembi attendo/
e faccio un abito crepuscolare/ sciogliendomi in esso…"
Qui Halili si fonde con il crepuscolo: lo indossa, lo attende come si attende un amante.
In questi versi, l’abito crepuscolare non è solo una metafora estetica, ma un desiderio di trasformarsi in qualcosa di magico, e perché no, sperando nel suo cambiamento totale, scomparendo dove può trovare inquietudine.
"…io in un angolo irraggiungibile /rannicchiato dentro me stesso mi trovo /tra suoli d’ombre, nebbie di ricordi…"
Scivolando nella solitudine. Rannicchiato, al crepuscolo (vita - esistenza tetra), l'autore trova il suo rifugio isolato con la sua malinconia e i suoi rimpianti, annebbiati nell'oblio.
"tu mi risvegli tutte le tristezze, tutti i tormenti,
tutte le anime dei miei soppressi anche,
nel tuo velame d’argento
la mia terra natale vedo…"
Qui il tono dell'autore Halili si fa più potente e grave. Il crepuscolo è il momento in cui ritornano i fantasmi del passato non solo dell'autore, ma delle ingiustizie ovunque e dei morti “senza lapidi”. La terra natale “che corre folle” tra i secoli è il verso centrale di tutta questa poesia direi: è il ritratto di un popolo intero che soffre senza tregua.
"Ma al crepuscolo, iniziano tutti i tradimenti del mondo… /…si conficcano nei popoli, /
che si conficcano nei corpi…"
Nonostante ciò, ruotando in esso, Halili ci ferma sul punto di rottura, proprio da dove ciò inizia:
dal scenario del crepuscolo che si prepara con l’ombra della violenza, assumendo tradimenti, inganni e guerre. Ciò lo finalizzano i mitici “cavalli di legno” (Troia), purché parlano del presente.
"…le passioni prendono fuoco /crescono e afferrano proporzioni cosmiche, /perché la Terra non le contiene più.
I versi diventano culmine emotivo e cosmico. Il crepuscolo, che era silenzio e dissoluzione, ora esplode ininterrottamente, perché tutta la poesia di Halili è densa, stratificata, lirica che alterna momenti di dolcezza a punte drammatiche, legando il vissuto personale al destino di chiunque altro.
LE MADRI
"Le madri, /come i campi di fiori, /come i campi di grano, /ai quali si fa il pane,
e sorridono le labbra...
è un'apertura che introduce subito la figura centrale: quella della madre. Paragonandola con "i campi di fiori" e "i campi di grano", in cui appare la fertilità, la bellezza e l'abbondanza, Halili descrive la madre in modo che verrebbe vista come terra che dona, nutre e accoglie. Il riferimento al pane, (alimento base e universale) rinforza l'essenza di questo concetto. Le madri, come i campi, non solo sostengono la vita, ma la rendono anche più dolce, come indicato nel verso finale con "sorridono le labbra".
"Le madri, coloro divine /che la vita seminano nei sogni, /la vita concepiscono con gli occhi,
la vita in grembo crescono, /la vita sulle spalle portano, /la vita scaldano con l’anima, /alla vita danno vita, /fino all’eternità...
Halili chiude la poesia con un’esclamazione sospesa, quasi un sospiro. Egli non aggiunge altro, perché ha già detto tutto riguardo a queste figure divine, figure quasi sacre, insostituibili, anche se sa benissimo che non basterebbero milioni di versi a esprimere verso essi, la sua madre anche, la nostalgia, la gratitudine: (ah, le madri…! )
La poesia: "ATTIMO ETERICO", breve ma intensa e visionaria, (lo stesso il titolo), Halili lo presenta come un momento sospeso tra cielo e terra, permeato da mistero e desiderio. Egli si muove e ondeggia su un piano e uno spazio profondamente incantevole, cosicché il lettore è incapace a staccarsi dalla lettura e della visione che essa porta e comporta.
"Con voci come le grida degli aironi mi parla", Halili porta al lettore metafore e allegorie sonore dominanti direi: le grida degli aironi sono la comunicazione primordiale, che purché aspra e distante, richiama qualcosa di sacro o ultraterreno. Tale voce non consola, ma scuote.
"Come se scendesse dai sette cieli"
Poiché l'origine di questa voce sembra divina. I “sette cieli” rimandano a un’immagine cosmica, mistica, che potenzia la sacralità dell’attimo evocato.
Nel verso:
"Misteriosamente con il velo del silenzio ti avvolgi..."
Il silenzio è visto come un velo, qualcosa che nasconde ma anche protegge. L’attimo si presenta come un’entità enigmatica, femminile, e inafferrabile come: "La più invincibile fortezza"
Perché è in ciò che il silenzio dell'autore si trasforma: in una fortezza, rimanendo per l'ennesima volta distante, isolato senza dare impossibilità di accesso a nessuno. Halili non nega il potere però, perché non ci presenta un semplice momento, ma una condizione che domina sul dominio del silenzio.
"Quanto vorrei l’ingresso segreto trovarlo / per conquistare il silenzio - fortezza"
In egli c'è un desiderio profondo di superare questa barriera; in ricerca dell’assoluto o della verità nascosta, lui si rifugia di nuovo in un’intimità che sfugge.
"Insieme poter avvolgersi nel velo dell’ebbrezza / al calar della sera, che desideri ardenti accende..."
Avvolto nel silenzio, una volta penetrato a 360° gradi, per l'autore ciò diventa ebbrezza. Il calar della sera è il momento propizio per l’abbandono ai sensi, al desiderio, e alla fusione.
"E il tempo non partorisse più il mattino!"
Questo verso è quasi struggente: si desidera un eterno presente, una sospensione del tempo, per prolungare quell’attimo di fusione e mistero, evitando il ritorno alla realtà, rappresentato dall arrivo del mattino.
- LE POESIE:
VERSI CREPUSCOLARI
Con intrecci di colori, fremiti d’ombre,
con silenzi crescenti, fioriture di desideri,
con lo spogliarsi vezzoso del giorno dalla luce,
arriva il Crepuscolo…
Al crepuscolo, quante cose accadono al crepuscolo,
quando i sette colori si dissolvono diventando uno,
quando sulla Terra, tutto inizia a perdere i tratti,
mentre il brivido dell’aria, dell’anima
ci ricorda che
su questa terra non ci saremo per sempre.
Perciò ci accendiamo e ci illuminiamo da dentro, dentro echeggiamo come il mare nella tempesta,
mentre il crepuscolo ci avvolge come un recinto senza uscita
con cerchi d’ombre, stringimenti di desideri…
Io le pieghe dei suoi lembi attendo,
e faccio un abito crepuscolare, sciogliendomi in esso,
giocare con le sue vicende gloriose
e la sua anima questa notte mi piacerebbe,
poiché al crepuscolo, tutto si fa al crepuscolo...
Al crepuscolo, mentre la trasformazione magica del mondo avviene silenziosamente,
io in un angolo irraggiungibile,
rannicchiato dentro me stesso mi trovo
tra suoli d’ombre, nebbie di ricordi,
mentre i sogni appesi a un chiodo bramoso,
il vento dei miei luoghi gli oscilla…
Crepuscolo, né buio colmo, né luce luminosa,
tu mi risvegli tutte le tristezze, tutti i tormenti,
tutte le anime dei miei soppressi anche,
nel tuo velame d’argento
la mia terra natale vedo,
che folle, tra i tempi e gli anni corre,
per tutte le ingiustizie del Mondo che le hanno fatto
per i suoi morti senza lapidi…
Ma al crepuscolo, iniziano tutti i tradimenti del mondo,
al crepuscolo si costruiscono tutti i cavalli di legno,
al crepuscolo si rimboccano le maniche, si afferrano le asce
che si conficcano nei popoli,
che si conficcano nei corpi…
Al crepuscolo, quando la luce si rabbuia e la notte con silenzio seduce,
si accendono i desideri, le passioni prendono fuoco
crescono e afferrano proporzioni cosmiche,
perché la Terra non le contiene più.
Con la Luna e le stelle iniziano a scontrarsi,
appena arriva il mattino,
con bagliore fuoco gli dà…
Al crepuscolo, quante cose accadono al crepuscolo…
LE MADRI
Le madri,
come i campi di fiori,
come i campi di grano,
ai quali si fa il pane,
e sorridono le labbra...
Le madri, coloro,
divine,
che la vita seminano nei sogni,
la vita concepiscono con gli occhi,
la vita in grembo crescono,
la vita sulle spalle portano,
la vita scaldano con l’anima,
alla vita danno vita,
fino all’eternità...
Le madri,
la stessa vita,
i sogni stessi,
loro,
le migliori,
le più belle,
le più dolci...
Le madri,
ah, le madri...!
ATTIMO ETERICO…
Con voci come le grida degli aironi mi parla
come se scendesse dai sette cieli,
misteriosamente con il velo del silenzio ti avvolgi,
la più invincibile fortezza.
Quanto vorrei l’ingresso segreto trovarlo
per conquistare il silenzio - fortezza,
insieme poter avvolgersi nel velo dell’ebbrezza
al calar della sera, che desideri ardenti accende...
E il tempo non partorisse più il mattino!
BIOGRAFIA DELL'AUTORE
Hekuran Safet Halili è nato a Konispol il 30 luglio 1953. Nel 1972 si è laureato Scuola superiore Bido Sejko a Konispol e nello stesso anno iniziò gli studi presso la Facoltà di Ingegneria che terminò nel 1977. Egli lavorò come ingegnere di costruzioni in molte città del paese, però mai smise di scrivere, una delle sue passioni principali. Halili iniziò a pubblicare sin da quando studiava al liceo.
I libri pubblicati dall'autore sono:
1. Unë njeriu - Io l'uomo (Poesie)
2. Bukë me hënë - Pane con luna (Poesie)
3. Enigma vijash - Misteri di linee (Poesie)
4. Ç'ti bëj shpirtit - Cosa fare all'anima? (Poesie)
5. Misioni - Missioni
6. Përrallat e Nazusë - Le fiabe di Nazu (Fiabe)
7. Mite / Legjenda / Përralla nga Çamëria -
Miti / Leggende / Fiabe da Çamëria
8. Babai - Il padre (Romanzo)
La creatività di Hekuran Halili è stata inclusa in numerose antologie albanesi, ed è stata apprezzata ricevendo numerosi premi. Allo stesso modo, alcune delle sue opere sono stati tradotti in diverse lingue straniere e sono stati premiati con vari premi internazionali.
Ha in corso la pubblicazione del libro di racconti "Rrënjët - Radici", in italiano e una raccolta di poesie.
Attualmente Halili è Presidente di "Club degli Creatori Ioniani", a Saranda.
Fondato da: Francesca Gallello
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