IL PASTORE E IL TEMPO
(O l'uomo tornato nella Caverna di Platone)
Un pastore, mentre si precipitava per andare dal monte in cui viveva, verso la capitale del regno, gettò con noncuranza il suo bastone, che entrò in una fenditura della roccia, dalla quale sgorgava acqua potabile per tutto il paese. Sulla pianura, davanti al palazzo lussuoso del re, vide la gente radunata, in grande allarme, per la mancanza d'acqua. Capì subito che il suo bastone era la causa della siccità.
Costretto dalle circostanze, il re inviò dei messaggeri, anche nei villaggi più remoti dello Stato, annunciando che a chiunque avesse portato di nuovo l'acqua, avrebbe dato per moglie la sua unica figlia. Così il pastore, tornato di nuovo in montagna, tolse il bastone dalla roccia, concedendosi la possibilità di sposare la principessa.
Egli era una persona speciale. Forse, invisibilmente, nel suo profondo inconscio, si trovava un bel campo fiorente, dove ancora giocava lo spirito immortale dei pastori delle famose montagne poetiche dell’Arcadia.
Il pastore, divenuto ricco, si adoperò per studiare nelle migliori scuole del mondo. Poi, spinto da un grande desiderio, divenuto quasi una vera ossessione, cominciò a diffondere in lungo e in largo le conoscenze trasmesse dai dotti europei.
Nonostante le sue idee nuove, i cortigiani, consiglieri, filosofi, professori e accademici del regno, lo guardavano con sospetto. Neanche il re voleva ascoltarlo. L'ex pastore parlava dei valori umani alla luce di una verità sempre in movimento, del senso profondo della vita, della rinascita dell'anima, della coscienza storica, cioè di alcune cose mai sentite prima in quel Regno resistente a ogni cambiamento. Invece nessuno prestava attenzione a quegli argomenti, anche se di grandissimo valore, da poter trasformare il mondo intero.
I cortigiani e tutto il resto della cittadinanza, non riuscivano a credere che un solo uomo potesse prendere per il naso la maggioranza. Nessuno si opponeva a lui tranne qualche mollusco intorpidito. I più furbacchioni del regno non erano così sciocchi da non capire che le loro conoscenze ormai fossilizzate e anacronistiche, avrebbero potuto contrastare i più illustri giganti del pensiero, di tutti i tempi dell'umanità.
Proprio a causa delle profonde conoscenze, basate sul Logos e sui modelli più illustri, il destino delle società nei paesi dove tramonta il sole, era cambiato. In modo analogo, i cittadini del Regno avrebbero potuto sfuggire alla schiavitù, al fratricidio secolare, sarebbero stati in grado di acquisire la libertà interiore, di perseguire l'obiettivo per una migliore qualità di vita e molte altre bellissime cose. Erano delle conoscenze di cui i cortigiani non avevano idea, ma, allo stesso tempo, ne impedivano la diffusione tra la gente comune.
C'erano dei momenti in cui il pastore pensava, con imperdonabile ingenuità, che proprio come il bastone della montagna si poteva facilmente rimuovere e restituire l'acqua al paese, anche un bastone immaginario, legato ai pregiudizi umani, ereditati dai secoli del passato sarebbe stato in grado di rimuoverlo.
Tuttavia per questo secondo oggetto non esisteva alcun potere al mondo, che avesse potuto estrarlo dai pensieri e dai desideri degli uomini, anche se lo avrebbero dovuto pagare migliaia di volte con il sangue, nella cassa della Storia.
Il pastore voleva attribuire un nome a quello strano bastone o testardo scettro reale, che manteneva tutto il regno intrappolato mentalmente con conseguenze disastrose per la gente, ma non riusciva a trovarlo.
Non aveva la minima idea su quell’argomento neanche il romanziere più odiato e, allo stesso tempo, più adorato del Regno, un tipo mediocre sempre esaltato dal potere, tradotto in molte lingue del mondo. Basta leggere con occhio prudente, interiore, le sue fantasiose pergamene per capirne il suo grande vuoto.
Infine, cos’ era quello strano bastone per cui nessun potere al mondo avrebbe potuto strapparlo dalle menti rocciose del Regno? Al contrario, se le cose fossero cambiate, ci sarebbe stata una grandissima rivoluzione del pensiero, una sicura liberazione spirituale della società.
Per risolvere l'enigma, si dice che una notte, Zarathustra, il famoso profeta persiano, vissuto più di sette secoli prima di Gesù Cristo, apparve in sogno al pastore. Gli sussurrò all'orecchio che il misterioso bastone si chiama “Tempo”. Poi allontanandosi, disciolto in mistici vapori bianchi e rossi, aggiunse che quando l'idea del Tempo non esiste, tale fatto, affoga tutti i regni cavernicoli senza una goccia di pietà, senza risparmiare nemmeno gli animali della foresta, esclusi dal senso delle cose e della vita, fin dall'origine della Creazione del Mondo.
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