Saturno Magazine, Articolo: MUJË BUÇPAPAJ - DIRETTORE DI NACIONAL

MUJË BUÇPAPAJ - DIRETTORE DI NACIONAL

Dr. Mujë Buçpapaj è nato a Tropojë di Albania nel 1962. Buçpapaj si è laureato presso la Facoltà di Lingua e Letteratura Albanese dell’Università di Tirana (1986). Nel 1991-1992 ha studiato per due anni per sceneggiature di film presso il Kinostudio “Nuova Albania” (Tirana), oggi “Albafilmi” (considerati come studi postmaster), e ha conseguito molte altre qualifiche dello spettro culturale nel paese e all’estero. Mujë Buçpapaj è Dottore di Scienze Letterarie con una tesi sulla sopravvivenza della poesia albanese durante la censura comunista, presso l’Istituto di Linguistica e Letteratura dell’Accademia delle Scienze della Repubblica d’Albania. Buçpapaj è uno dei fondatori del pluralismo politico e della libertà di stampa in Albania (1990) e giornalista per molti anni nei più famosi giornali di Tirana.

Mujë Buçpapaj  è Direttore del giornale “Nacional”, della Casa Editrice “Nacional” e dell’Istituto di Studi e Progetti Nazionali. Dal 1991 al 2005 è stato co-fondatore e giornalista del primo giornale di opposizione del paese dopo 50 anni di dittatura comunista, “Rinascimento Democratico”, e fondatore del giornale “Tribuna Democratica”.

Dal 2005 al 2009 è stato Direttore del Centro Culturale Internazionale di Tirana, mentre dal 2010 al 2014 Direttore dell’Ufficio Albanese dei diritti d’autore a Tirana. Dopo il 2014 e in seguito è stato l’editore della casa editrice “Nacional.” Attualmente Buçpapaj è docente all’Università “Luarasi” a Tirana, dove insegna Scrittura Accademica. Buçpapaj è uno dei più importanti esponenti della poesia albanese contemporanea con il più grande successo nazionale e internazionale, pubblicato rispettivamente in diverse lingue straniere e onorato con diversi prestigiosi premi internazionali dalla Grecia agli Stati Uniti e uno dei più importanti manager culturali del paese.

È anche un politico culturale, organizzatore e Presidente di numerose conferenze internazionali tenuti a Tirana per problemi di arte, letteratura e diritto d’autore. Buçpapaj è autore di numerosi libri di letteratura e di studi poetici, ma anche di centinaia di scritti pubblicistici, critiche, saggi, studi tra cui quelli sui problemi regionali, sulla sicurezza nazionale e per la gestione dell’arte nelle condizioni di mercato, sulle politiche – culturali e sulla strategia culturale nazionale.

Buçpapaj è riconosciuto come uno dei più importanti opinionisti pubblici sui problemi della transizione albanese, degli sviluppi politici regionali e della democrazia nel suo complesso. Il giornale settimanale “Nacional”, diretto da Buçpapaj ha un tiraggio di 10.000 copie e si distribuisce in parecchi paesi di Balcanio. Attualmente Buçpapaj lavora a Tirana, insieme alla moglie e alle due figlie.

Potete contattarlo ai seguenti recapiti:

E-mail: bucpapaj@yahoo.com

Mob: +355 6820 74 316

Mentre leggiamo i versi di Mujë Buçpapaj ci troviamo in un’era tanto lontano dal nostro tempo vissuto, quanto contemporaneamente vicina. Con grande maestria, l’autore riporta ai lettori l’oblio di un sereno passato durante l’infanzia nel suo paese nativo Tplan. Descrivendolo alla perfezione, leggendo i versi pieni e ricchi di allegorie, metafore e retoriche il lettore viene invaso da particolari emozioni che lo riportano in un bel prato in mezzo alle novelle spose sullo sfondo del suono del tamburellino, istrumento quasi sconosciuto ai giovani d’oggi. Sullo sfondo di tabloid, i cavalli bianchi completano “il dipinto” di questa lirica quale viene finalizzata da un senso di tristezza per l’abbandono totale del suo paese, una volta così vivace, mentre oggi, le strade e i prati rimangono deserte, senza le novelle fanciulle.
Colpisce molto il modo in cui il poeta Buçpapaj presenta ed esprime ai lettori i versi d’amore e, appunto la perdita di questo grande amore. Percorrendo questi versi con una penna letteralmente fluida, il lettore percepisce e assorbe ritrovandosi interamente in ogni singolo metafora, con le quali l’autore verseggia la stessa melanconia. Ti avevo persa / prima dell’arrivo della tramontana, evidenzia i sentimenti in subbuglio, di un amore forse non corrisposto, quanto una scelta dolorosa e sbagliata con l’altro uomo “narratore di favole.” Ciò mette in chiaro il carattere mendace dell’altro che con inganno la portò via non facendola più ritornare.
Nella poesia “Le porte del mondo” Buçpapaj apre il sipario del mondo in caos, dove “sotto il cielo rotola la preghiera”, metafora assai potente come un pugno di ferro per dare fine alla “guerra nascosta dagli uomini.”“E la libertà di nuovo fluisce/ come il sangue/ alla grande finestra del mondo” postula ed evoca la grande speranza che forse ancora esiste e non è andata persa. Buçpapaj porta ai lettori, un altro aspetto terrificante e importante nella storia, condivisa dolorosamente e convissuta dai nostri fratelli kosovari: La guerra di Koshare. Arrivando a Tropojë, per quanto inermi, i Martiri di Gjakova rivolgevano il loro sguardo verso la Patria, rinascendo ogni tal volta morivano. Con ciò, l’autore vorrebbe cancellare quel periodo scuro, assai sanguinoso, riportando “vivo” nella memoria chi regalò i suoi miglior anni per tenere sempre alta la bandiera di un paese senza usurpatori di cui barbaramente calpestarono i sogni, i diritti e la dignità di un popolo intero.

LA FINE DI TPLAN

Fu
Campo con ferri di cavallo
Metalli, ai giardini selvaggi
A fine di Tplan
Il ritmo delle fanciulle ballava il tamburellino
Impazienti dalla
Chiamata  
Degli alberi che portavano sotto le onde
La pioggia
Nel tempo asciutto d’estate
Sulla strada avvolta dai desideri
Andava il vento del destino
Sopra d’agosto
Per accompagnare le spose luminose
Sulla strada del campo solitario
Senza le ragazze rimaneva il campo
E, tutto il mondo
Calava la notte in campagna
Dei sogni spenti
I cavalli bianchi 
Come in luto, sull’albero di salice.
Fermi
Sulle tombe dei nonni
Nitrivano
Fino alla vista della sera
Dove si nascondeva
L’ultimo mazzetto d’erba
Senza il suo aspetto
All’aria densa dei fogli
Si perdevano i giardini.

(Tplani, paese natale del poeta)


CESTI SELVATICI 

La stima della perdita era
La tua caduta senza angoli
In quel ruotare degli alberi
Delle foglie 
Dove i bambini scuotevano le favole
Dagli occhi d’erba.
I bambini che dormivano
Sulla corteccia
Della quercia
Dalla mezzanotte divorati
Io ti avevo persa
Prima dell’arrivo della tramontana
Quando profondamente ti rannicchiavi
nelle parole scure
Del narratore delle favole
Che via con sé a cena ti portò
E non ti fecce più tornare
Su quel disteso giallastro
Dove le lingue del vento sradicavano
Come corde di cesti
Selvaggi Si cucinava
La guerra nascosta dell’uomo
Della nebbia
Una montagna non ci separa, ma
Né ci unisce
Nel dolore udito 
E la libertà di nuovo fluisce
Come il sangue
Alla finestra aperta del mondo.

I TRENI DEL SUD 

Andiamo treni
abbandonati
A nessuno scrolleremo le ossa
Dominati
Dal sonno mostruoso 
Del sud
Andiamo via lontano
In questa fredda passarella
Della faccia rumorosa
Della città.
O non si muove il tuo schermo
Pesante
Della trasparenza dei campi
Di là altrui
Colui che cantava per il suono
tuo nero
Disegna il cammino sul vetro spaccato
Del respiro dell’uomo
E si perde in solitudine
Portatemi con voi
O treni abbandonati.
Riconciliamo i morti
Che sotto la pioggia piangono.

IO SARÒ LÌ  

Senza nessuna voglia ti rialzo
Dominio giallo del cielo
Nell’alfabeto dei bambini di giocattoli
Che nell’aria oscillano
Le dita sottili
Degli alberi
Io ci sarò là
Sulla scura pianura
Dei Morti
Dalla vita di troppo.

LE PORTE DEL MONDO

Respira pesantemente
La Porta  del mondo
Della quercia aperta sopra il vento
Dei cimiteri in campagna
Del fiume
Erano i mucchi 
Di carta accesa.
Del cielo dei caduti
Della libertà dell’annuncio selvaggio 
Degli spiriti 
Inspiegabili della vita in parola
E sotto il cielo rotolava
La preghiera
Come nei sogni.
Si cucinava
La guerra nascosta dell’uomo
Della nebbia
Una montagna non ci separa, ma
Né ci unisce
Nel dolore udito 
E la libertà di nuovo fluisce
Come il sangue
Alla finestra aperta del mondo.




NOTIZIE DALLA GUERRA DI KOSHARE

Venivano a Tropoja
I soldati uccisi a Koshare 
Nella Terra di pace
Dai capelli luminosi
Il deserto disteso
Negli occhi non spenti
Con il volto dalla Patria
Rinascevano
I soldati uccisi sul fronte del Sud
Alla vista della Patria
A Koshare, del Kosovo
I soldati dell’UCK
Tutti caduti secondo la fila
In trincea di terra scoperta
Nei dintorni della città di Gjakova
Fino
Alle colline delle tombe alzate
Sotto la luna di ferite spente.
Qualcuno sarebbe venuto
e avrebbe alzato la bandiera
Sfortunatamente  al destino dell’uomo
Fino alla sera
Quando il turno si ripeteva.

(Tropojë, aprile 1999)

Preparato e tradotto in italiano da Angela Kosta Accademica scrittrice, poetessa, saggista, critica letteraria, redattrice, traduttrice, giornalista

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