YASSIN KHADER AL
Yassin Khader Al-Qaisi, noto letterario, membro dell'Unione degli Scrittori e degli Autori di Baqubah, è nato nel 1960 a Baghdad, (Iraq).
Yassin è stato pubblicato da vari siti web, giornali e riviste arabe e irachene. Ha pubblicato due raccolte di prosa e inoltrerò ha un manoscritto di una raccolta di prose che verrà pubblicata a breve. Ha in piano di scrivere anche un romanzo. Yassin ha lavorato come Amministratore su diversi siti web iracheni e arabi. La sua storia Al-Shakhadh e Al-Hawthi hanno vinto il Primo Premio.
BREVE RACCONTO
FUSIONE
Nella notte della festa più grande, caddero i fiocchi di neve. Li formò in palline, facendo una statua davanti alla sua casa. In una mano, un mazzo di rose rosse, e sul petto, scrisse: "Ti Amo". In primavera, la statua si scioglieva ma le rose fiorivano.
IL COCCHIERE
Il cocchiere vide da lontano la buca con i suoi occhi penetranti. Cercò di tirare le redini del suo cavallo selvaggio per evitare di cadere, ma il cavallo correva veloce e la carrozza vacillava a destra e a sinistra. Non poteva fermarlo o controllarlo. Cadde, e anche il suo cavallo e la carrozza caddero dentro. Uscì dalla buca nel terreno di fronte per ritrovarsi in un altro mondo, diverso da quello che aveva vissuto. Si scrollò la polvere del tempo dalle spalle per l'orrore dello shock che vide. Edifici, automobili, elettricità e persone di cui i vestiti non erano come i suoi. Dov'erano la sua fattoria e il fiume? Dov'erano le sue mucche e le sue pecore? Dov'erano sua moglie e i suoi figli? Dov'era la buca di cui erano caduti? Le domande gli fecero girare la testa, tanto che perse i sensi. Le mani dei passanti lo afferrarono e lo misero in una grande macchina a causa delle dimensioni del suo corpo che, variava tra i due metri e mezzo, fino vicino l'ospedale della città. La notizia si diffuse nel quartiere e nella sua periferia. I giornalisti sono stati i primi ad entrare in ospedale. La gente aspettava notizie. La polizia era davanti alla porta della sala d'attesa e, il medico curante desse loro il permesso di interrogarlo.
L'ansia travolse tutti. Una carrozza, un cavallo e un cocchiere di queste enormi dimensioni e noi siamo più piccoli di lui di statura. Che cavallo oscuro magnifico e armonioso! Come può essere tra noi? Da dove viene???? Molte
domande, necessitavano delle risposte. Il cocchiere si svegliò dal coma. Il medico preciso che non era stato interrogato a causa del forte dolore e di alcune ferite di cui pativa.
Il dottore era curioso di sapere molto su di lui. Dopo avergli fatto diverse domande, le sue risposte furono diverse da ciò che il medico voleva da lui, quindi pensò che aveva perso la memoria. Il terapeuta era incredulo. Come aveva potuto quest'uomo cadere in una buca ed emergere da un'altra dalla proprio terra?
Questo era ciò gli aveva detto il cocchiere.
Il secondo giorno, la polizia e i giornalisti arrivarono all'ospedale per informarsi sui fatti da lui o dal medico, ma non lo hanno trovato nel suo letto. Hanno provato a cercarlo, ma tutte le loro speranze sono andate invano. Andarono alla carrozza e alla stalla dei cavalli, ma non trovarono nulla. Seguirono le sue tracce e lo trovarono a gran velocità con la sua carrozza e il suo cavallo nero. Il cocchiere cercava una buca nel terreno per ritornare alla sua vita che aveva perso contro la sua volontà. I proiettili lo inseguivano e non sapeva cosa fosse quel sibilo urlante. Si sono avvicinati e lui cercò di allontanarsi da loro, vicino alla foresta, a causa dell'asprezza del terreno, ma non ci riuscì.
La carrozza si ribaltò e lo circondarono da tutti i lati. Gli misero le manette alle mani e lo misero in prigione. Le giornate erano più lente e più tristi per lui. Spesso piangeva per la moglie, i figli e la patria. La buca da cui era uscito era ciò a cui pensava spesso. Come poteva arrivarci? Come poteva entrare e ritornare alla sua famiglia e a quei giorni meravigliosi che aveva perso in un attimo di tempo?
IL MENDICANTE
Lui tirò fuori la mano dalla tasca dopo aver sentito un pezzo di pane secco; preme il mento sul petto e nascose le mani congelate sotto le sue ascelle. Si rannicchiò mentre rabbrividiva dal freddo e, il cappotto sudice e strappato gli copriva le spalle ma senza dargli il calore che cercava. Chiunque passasse di lì in quelle notti duri e pungenti, lo sentiva emettere uno strano gemito come il lamento di un vecchio cane sopraffatto dal freddo, dalla fame e dalla solitudine. Quando cadeva in un sonno simile a quello di uno svenimento, la ciotola che aveva posto davanti a lui, suonava, svegliandolo per vedere se gli avevano lanciato una moneta o dei sassolini per prenderlo in giro. Spesso malediceva i passanti più di quanto pregasse per loro. Quando il primo gallo cantava, lasciava la banchina della stazione dove i piedi si spingevano e sentiva il rumore delle auto e delle persone. Quando qualcuno gli chiedeva il segreto della sua partenza, lui sorrideva e guardava il suo interlocutore con occhi colmi di tante domande e sospetti,
si allontanava in fretta, portando la stampella avvolta in vecchi stracci. Il cane lo seguiva da lontano, la testa sempre vicina al suolo, come se fosse pronto a cadere se il vecchio dovesse girare verso lui. Se qualcuno che conosceva il pover'uomo passava e lo vedeva saltellare sulle stampelle con il cane dietro di lui, gli gridava maliziosamente: "Ehi, mendicante, stai attento, il cane potrebbe mangiare l'altra tua gamba". Aveva affermato che quando era nel fiore della sua giovinezza, aveva partecipato a una delle guerre e una mina gli aveva colpito una gamba, quindi non era rattristato dalla perdita della sua gamba tanto quanto era rattristato dal vedere i cani rosicchiare la sua gamba amputata. Continuava a ripetere quella storia, ma nessuno gli credeva, eppure, il rumore delle battaglie continuava a risuonare nella sua testa. Era un rumore più forte del silenzio della notte, della sua fame e del suo freddo. Raggiunse la periferia della città, dove le macerie lo ospitavano, accanto alla discarica. Cercò il pezzo di pane secco che aveva in tasca e si voltò rapidamente verso il cane.
Lo ingannò, sperando che lo vedesse in piedi una sola volta, ma rimase deluso e si inginocchiò rapidamente, appoggiando la testa per terra e scodinzolando debolmente come il pendolo di un orologio che sta per fermarsi. Gli gettò via l'unico pezzo di pane ed entrò, agitando le mani in faccia ai fantasmi che nessun altro gli poteva vedere tranne lui.