RIFAT ISMAILI
La letteratura non è una sfida
Scrivere bene e con responsabilità, scrivere le esperienze e le emozioni di una vita vissuta non è una sfida per gli altri.
Essa arriva come un risultato auto-scaricante, come un dovere e un adempimento, un'azione che dà significato ai tuoi giorni nelle stagioni della vita.
Chiunque si avventuri con l'intenzione umana di scrivere e catalogare i propri sogni, ricordi e esperienze, senza pretendere apprezzamenti e lodi dagli altri, sta percorrendo un sentiero segreto di farfalle...
Su quel sentiero corre ora come un bambino, ora come un uomo, ora a volte trasformato in immagini diverse, e questa corsa è libera, senza ostacoli, e giustificata.
Scrivere non per apparire, né per sfidare altri creatori, è una motivazione che ogni creatore dovrebbe portare dentro di sé.
Fare letteratura non ha un potere esecutivo, ma influente e incoraggiante per l'anima assetata del lettore. Pertanto, il rapporto con il lettore deve essere sincero, diretto, senza obblighi di interpretazioni e complicazioni inutili. E senza l'obbligo di essere al centro dell'attenzione.
Nessuno ti obbliga a scrivere. È qualcosa che hai preso sulle spalle con la tua volontà. E per questo motivo le pretese per questo o quello non hanno valore.
È il lettore con la sua volontà che deciderà quanto seguirà la tua odissea nel tuo viaggio creativo.
E il lettore con il suo desiderio diventerà il portatore dei tuoi valori nel presente e nei tempi che verranno.
La letteratura non dovrebbe essere una sfida, ma una scrittura consapevole.
Una cronaca aggiornata e futura per sé e per il lettore. Una conversazione calda come accanto a un focolare dove scoppia il fuoco, dove si beve un bicchiere di rakia e si chiacchiera tranquillamente.
Una scrittura che entra dentro l’essere come una dolce sinfonia di acque che scorrono dal cielo, e ti accarezza con la testa appoggiata sul cuscino morbido.
Una mano che ti tocca delicatamente e ti invita gioiosamente ad iniziare il nuovo giorno.
Scrivere non è una sfida, ma un peso immateriale che scuoti dal tuo spirito e gli dai libertà e il volo dell'uccello.
Così dovrebbe essere inteso, o almeno, così intendo io la scrittura.