"CROTONE HA RESPIRATO VELENI PER DECENNI. ORA MERITA VERITÀ"
Intervista a Mariasole Cavarretta, coordinatrice provinciale di Più Europa
Nella città dove la brezza marina si confonde ancora con il ricordo acre della chimica industriale, la parola "bonifica" è diventata quasi un mantra. La ripetiamo da anni, la inseguiamo da decenni. Ma per i cittadini di Crotone, significa qualcosa di molto preciso: giustizia ambientale, salute, restituzione.
Il Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone fu istituito nel 2001 per sanare una ferita profonda lasciata da decenni di produzione industriale pesante, tra fosfogessi, metalli pesanti, terre contaminate. Oggi, a distanza di 24 anni, la bonifica promessa non è ancora arrivata. E nel frattempo, una generazione intera ha visto aumentare i casi di tumori, leucemie, malattie respiratorie. Alcuni quartieri sono diventati simboli silenziosi di un’Italia dimenticata.
Abbiamo incontrato Mariasole Cavarretta, coordinatrice provinciale di Più Europa, per parlare di questo presente sospeso tra passato tossico e futuro incerto.
Mariasole, la bonifica del SIN sembra essersi trasformata in un eterno annuncio. Come ci siamo arrivati?
Il motivo è semplice e doloroso: la classe politica ha sottovalutato, per troppo tempo, l’impatto reale dell’inquinamento industriale sulla città. Crotone è stata trattata come un’area di sacrificio. Dagli anni ’30 ai primi anni ’90 abbiamo avuto un polo chimico che ha prodotto ricchezza per pochi e veleni per tutti. E dopo la dismissione, nessuno si è davvero preso la responsabilità di bonificare. La Montecatini prima, e poi l’Enichem, hanno contaminato centinaia di ettari con rifiuti pericolosi come il fosfogesso e altri composti chimici pesanti. Ma il danno più grave è stato fatto quando, alla chiusura degli impianti, nessuno si è assunto seriamente la responsabilità di restituire dignità a questo territorio.
Oltre all’ambiente devastato, i dati sanitari sono allarmanti. Crotone è tristemente nota per l’alta incidenza di tumori, malattie respiratorie e altre patologie legate all’inquinamento. Si può ancora parlare di “coincidenze”?
Assolutamente no. I numeri parlano da soli: abbiamo registrato per anni incidenze tumorali superiori alla media nazionale, soprattutto tra le malattie infantili e respiratorie. E se guardiamo i quartieri più vicini agli ex impianti industriali o ai siti di stoccaggio, la situazione è ancora più drammatica. Ci sono generazioni intere che hanno vissuto accanto a cumuli di scorie tossiche senza nemmeno saperlo.
Eppure per anni le istituzioni e perfino una parte della politica locale ha accettato una narrazione minimalista. Perché?
Perché era più comodo. Perché rimuovere tutto davvero costava di più, imponeva tempi lunghi e imponeva responsabilità. Ma questa città ha già pagato abbastanza. Non è accettabile risparmiare sulla pelle dei crotonesi.
In questo scenario, quale dovrebbe essere il ruolo della politica locale?
Dovrebbe essere quello di difendere con forza gli interessi della comunità. Noi chiediamo che il Comune e la Provincia pretendano trasparenza e coinvolgimento. Serve una valutazione ambientale indipendente, un comitato di controllo con cittadini e tecnici esterni al sistema, e soprattutto un cronoprogramma pubblico con scadenze verificabili. Crotone deve uscire dall’isolamento anche politico e non ci siamo fermati al livello locale: grazie all’Onorevole Riccardo Magi, segretario di Più Europa, abbiamo depositato un’interrogazione parlamentare sullo stato della bonifica del SIN di Crotone, chiedendo conto al Governo delle tempistiche, delle scelte tecniche e della reale volontà di intervenire. La questione non può più restare confinata in una zona grigia della burocrazia.
C’è ancora speranza che questa bonifica si trasformi in un’occasione di rinascita?
Assolutamente sì. Ma solo se si fa sul serio. Bonificare significa restituire alla città spazi vivi, sicuri, puliti. Significa creare lavoro vero, formare competenze, attrarre nuovi investimenti. Una bonifica fatta male, al contrario, è solo un altro inganno, una toppa tossica sopra un dolore storico. Noi non lo permetteremo.
Un’ultima domanda: cosa direbbe oggi a un cittadino di Crotone che non crede più a nessuno?
Gli direi che ha ragione a essere sfiduciato. Ma che ha anche diritto a pretendere di più. Il nostro compito è rimettere in moto il senso civico, il potere della comunità. Non ci sarà nessuna salvezza calata dall’alto: dobbiamo prendercela insieme, dal basso, con consapevolezza e con voce forte. La bonifica non è un dettaglio tecnico: è un atto di amore civile.
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