PRESENTAZIONE A PEJA (KOSOVO) DEL LIBRO SULLE ALI DEL CUORE / MBI LARTAT E ZEMRËS
A cura di Meryl Andrews
Il 23 settembre 2025, nella suggestiva cornice della sala conferenze del Comune di Peja, si è tenuta la presentazione del libro Sulle ali del cuore / Mbi lartat e zemrës, scritto a quattro mani dal prof. Agim Desku e dalla poetessa Francesca Gallello Gabriel Italo Nel Gómez. L’evento, patrocinato dal Sindaco di Peja, sig. Gazmend Muhaxheri, e sostenuto dalla Lega degli Scrittori del Kosovo e dalla Direzione per Cultura, Gioventù e Sport, ha celebrato la poesia come ponte tra culture, linguaggi e anime.
Il volume, tradotto in albanese dalla poetessa Valbona Jakova, si arricchisce delle prefazioni del prof. Nikollë Loka e del prof. Mehmet Rrema, della revisione linguistica della prof.ssa Rajmonda, e della copertina realizzata da Danilo Rizzuto. Un’opera che, come ha scritto Agim Desku, “custodisce l’arte più bella della vita: la vera amicizia”.
La moderatrice dell’incontro, dott.ssa Aida Topalli – giornalista e poetessa – ha ricordato come Peja sia stata recentemente teatro degli Incontri Letterari “Azem Shkreli”, accogliendo poeti da tutta Europa. In questo spirito, l’evento ha reso omaggio a due autori provenienti da mondi diversi – Italia e Kosovo – uniti dalla forza della parola poetica e dal desiderio di costruire ponti di bellezza e dialogo.
Numerosi gli interventi: il Presidente della LSHK Shyqri Galica, il Sindaco Gazmend Muhaxheri, la rappresentante della DKRS sig.ra Xhenet Syka, il poeta e pubblicista Prend Buzhala, la prof.ssa e poetessa Naxhie Kastrati, l’editore della rivista Fidani di Prizren, Maxhun Osmani di Istog (autore di una recensione inviata via Messenger), e la poetessa Marigona Kelmendi, che ha declamato versi tratti dal libro. Il prof. Desku ha espresso profonda gratitudine per l’accoglienza ricevuta e ha definito il volume “non solo una raccolta di poesie, ma un vero tesoro culturale capace di unire i popoli”.
Segue un’intervista a Francesca Gallello Gabriel Italo Nel Gòmez, che ci racconta il dietro le quinte di questa esperienza e il suo percorso poetico internazionale.
Francesca, torni spesso in Albania e Kosovo. Come vivi queste trasferte?
«Ogni volta è come tornare a casa. Ho tanti amici e amiche con cui condivido l’amore per la scrittura, la poesia, i libri. Gli impegni culturali sono intensi: presentazioni, interviste, incontri con associazioni. Ma c’è sempre tempo per visitare musei, biblioteche, monumenti e università. È un arricchimento continuo.»
Sei appassionata di cucina tradizionale e hai persino un blog di ricette. Cosa ami della cucina albanese?
«Mangiare è una gioia, e in Albania è un’esperienza sensoriale. Mi sento in crociera: tutti vogliono farmi assaggiare qualcosa. È una cucina ricca, curata, tramandata con amore. Il profumo dei piatti è poesia, e l’ospitalità è un valore profondo. Non ho mai trovato un piatto che non mi piacesse.»
Com’è stato scrivere a distanza con il prof. Desku?
«Non è stato difficile. Ci siamo sentiti costantemente via email e videochiamate. La tecnologia aiuta, quando c’è volontà.»
Hai già scritto altri libri a quattro mani?
«Sì. Oltre il mare, con il prof. Nikollë Loka, e Amor e morte nella Calabria briganta, con lo storico Antonio Ciano, autore del best seller Il massacro del Sud. Quest’ultimo è un ponte tra passato e presente, una denuncia storica che restituisce dignità a una parte d’Italia spesso dimenticata.»
Che significato hanno per te queste collaborazioni?
«Sono ponti. Tra paesi, tra epoche, tra anime. La scrittura può risanare ferite, creare dialoghi, costruire reti. È un atto di giustizia e di amore.»
Il tuo stile poetico è diverso da quello del prof. Desku. Cosa vi ha uniti?
«Lui scrive la storia vissuta sulla pelle: guerra, dolore, speranza. Io scrivo d’amore, di sentimenti, di storie sociali, spesso in dialetto. Ciò che ci unisce è la verità emotiva, il vissuto, il cuore. In questo libro ci siamo raccontati, ciascuno con la propria voce, ma con lo stesso respiro.»
Sei tradotta e apprezzata in molti paesi. Cosa significa per te?
«Essere letta, tradotta e riconosciuta in paesi così diversi tra loro—dalla Spagna alla Corea del Sud, dal Marocco alla Grecia, dalla Cina all’Egitto—è per me un dono e una responsabilità. Ogni traduzione è un ponte, ogni lettore è un incontro. Mi emoziona sapere che le mie parole, nate in un piccolo angolo d’Italia, possano vibrare nel cuore di chi vive altrove, in lingue che non parlo ma che mi accolgono.»
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