L’epitaffio di Gllavenica viene datato nel 1373. Egli è l'oggetto più prezioso del Medioevo albanese. L’epitaffio è stato scoperto nel seminterrato di una casa in rovina vicino a Ballsh. Nel luogo dove e’ stato trovato, l’epitaffio era stato piegato ed era stato danneggiato dai roditori. L’epitaffio apparteneva alla chiesa di Gllavenica (Ballshi dei nostri giorni). Il nome "Epitaffio di Gllavenica" lo ha deciso il ricercatore Theofan Popa, prendendo spunto dal titolo ecclesiastico che aveva il Vescovo Kalisto, di Gllavenica e e di Berati. Per arrivare a questa conclusione, Popa si basa su una leggenda locale, secondo la quale: "l’epitaffio di Gllavenica e le reliquie di Gorazhdi e di Angjellari, che sono stati i vescovi di Gllavenica durante l'occupazione bulgara, venero portati nella chiesa della "Dormizione della Vergine Maria" e nel castello di Berati dalla chiesa della "Dormizione della Madre di Dio", che è stato trovato in Ballsh. Oltre ad essi ci sono altri oggetti della Chiesa come libri liturgici e pergamena". Inizialmente, i monaci del monastero li hanno portati essi al monastero di San Giorgio nel villaggio di Mbreshtan a Berat. Dopo l'islamizzazione del villaggio al momento della conquista ottomana le sante reliquie sono state portate alla chiesa "Dormizione della Vergine Maria" nel Castello di Berati.
Nel 1980, quando fu inaugurato il Museo d'Arte Medievale nella citta’ di Korça, ai cittadini di Berat, sapendo che possedevano molti oggetti di grande valore nacque l'idea di creare un museo medievale nella loro città. Per questo hanno chiesto l'aiuto del leader di quel periodo storico z. Ramiz Alia, sfruttando la sua visita a Berat. L’epitaffio lo avevano rotolato e lo avevano messo in una scatola. Ramiz Alia vedendo le cattive condizioni in cui si conservava l'epitaffio ordinò di portarlo a Tirana. Nel 1981, l’Epitaffio di Gllavenica è stato esposto nel Museo Nazionale Storico a Tirana. L’epitaffio di Gllavenica si trova nel padiglione del medievale, al secondo piano del museo. Si trova in un espositore di vetro, in mezzo della sala. Per proteggerlo dalla luce l’epitaffio vine coperto con un impermeabile nero.
La lunghezza del’Epitaffio è di 212 centimetri, come la lunghezza di una fossa comune, mentre la larghezza e di 114 centimetri. L’Epitaffio è stato ricamato su un panno nella forma rettangolare, che ha una cornice della larghezza di 14,5cm. La cornice è ricamata in oro e ornato con 62 croci disposte a due a due in mezzo a una linea parallela. La superfice dove e’ rappresentato Cristo disteso è di 148x41cm. La zona intermedia è decorata con intorno 194 fiori arrotondate in oro e di seta blu, rosso e verde. La dimensione dei fiori è circa 4x4cm, mentre la grandezza delle foglie è di 4,5x3,7cm. Secondo Frederik Stamati l’epitaffio è stato ricamato in un tessuto di seta. Sopra di esso sono state realizzate dei ricami e dei tronchi. La seta è una tessitura Sarzh con delle sfumature marroni e viola. La seta utilizzata è di alta qualità non w stato colorato. Il filato metallico, tramite la quale e stato ricamato l’epitaffio è d'argento inciso con l'oro. Dai colori con le quali è stato ricamato l’epitaffio di Gllavenica, si nota il colore rosso, che è stato utilizzato solo nei tessuti preziosi. Questo colore veniva creato da un insetto chiamato Kermes, che veniva coltivato in Albania.
LA DESCRIZIONE LITURGICA E ICONOGRAFICA DELL’EPITAFFIO
Il giorno quando viene celebrato l’epitaffio acade’ solo una volta all'anno, durante la Settimana Santa. Questo giorno è chiamato "Venerdì santo". Durante questa festa ci sono i psalmi delle "Lamentazioni". L’Epitaffio si posiziona sul suo supporto, che si trova in mezzo della chiesa. I credenti in segno di speranza passano sotto di esso per la prosperita. Una volta che il sole tramonta l'epitaffio esce fuori dalla chiesa accompagnato dal Vangelo, e fa una litania intorno alla chiesa. Durante la processione i cleri ed i fedeli cantano i lamenti, che sono dei tropari orripilanti, perche’ si riferiscono alla sepoltura di Cristo.
Tu o Cristo o vita, ti sei impostato nella tomba, / anche le forze angeliche si sono stupite / e la gloria cantavano per la vostra condiscendenza. / Tutte le generazioni, delle grida ti conferiscono, / O Cristo mio sulla tomba. / Arimantheani, ti decompone dalla croce / e ti seppellisce con lutto / le buone portatrice sono venute, è hanno spruzzato la tomba, / con le lacrime e con myra.
La figura centrale del’epitaffio è quella del Cristo che giaceva nel sepolcro, che ha queste dimensioni 126x23cm. I caratteri ΟΩΝ che si trovano nel aureola di Cristo hanno questo significato "colui che è" o tradotto in albanese può essere scritto "JAM". L’aureola di Cristo ha un diametro di 24,5cm. Sulla mano e piede destro si notano le impronte dei chiodi, che lo hanno intrapolato sulla croce. Dalla costola si vedono i flussi di sangue. Sopra la testa di Cristo ci sta la Santa Maria, che ha le dimensioni di 13,5cm. La sua mano destra lo ha appoggiato nel suo mento ed è in lutto per il suo figlio morto. Ai piedi del Cristo si presenta Giovanni il teologo, che ha le dimensioni di 13,5cm. La sua mano destra lo ha appoggiato nel suo mento ed è in lutto per il suo maestro. Giovanni il teologo sembra in giovane età.
L’epitaffio è stato ricamato su un tessuto nella forma rettangolare, che ha una cornice con larghezza di circa 14cm. La cornice è ornata con delle croci disposte a due a due in linea parallela. Nei quattro angoli del’epitaffio si trovano i quattro evangelisti. Al interno della cornice ci sono Santa Maria e Giovanni il teologo ae anche la croce emblematica del vescovo di Gllavenica, Kalisto che è il ctitore del Epitaffio. La croce si erge sul modello di una chiesa. Sulla croce si trova una corona verde. Nello spazio della croce è stato scritto in greco bizantino IC XC che significa il Jesu Cristo. La croce è ricamato con filo d'argento cosparso di oro. La cornice delle ali della croce è ricamato con filo rosso. Sul lato destro della croce viene presentato una lampada rossa. La croce si trova all'interno di un aureola ricamato con filo d'argento cosparso di oro. La superfice e l'aureola sono decorate con dei motivi floreali color blu, rosso e giallo. Nella parte superiore del’epitaffio si trova il profeta Mosè (dimensioni 23x22,5cm), il profeta Isaia (dimensioni 23,2x16,6cm) e Giuseppe di Arimatea (dimensioni 24,5x13,5cm). Quest'ultimo ha preso la decisione di andare da Pilato per chiedere il corpo di Cristo per la sepoltura. Pilato, dopo essere stato assicurata da “kryeqindëshi” che Cristo era morto consenti Giuseppe di prenderlo. Dopo aver lasciato Pilato lui ha comprato tutte le cose necessarie per un funerale. Giuseppe si presenta tenendo nelle mani il panno con cui ha avvolto Cristo. Anche Giuseppe dopo che ha preso il corpo, lo avvolse con un candido tessuto e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia. (Matteo 27, 59-60). Vicino alla tomba stava la Vergine Madre di Dio con le donne portatrice del bene, che appaiono sotto la forma di angeli con le dimensioni 20x18cm. Tra di loro erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, e la madre dei figli di Zebedeo. Questa è stata la Santo società, che ha disceso Cristo dalla croce. Una volta che lo hanno lavato, lo hanno avvolto in un lenzuolo bianco e lo hanno preparato per la sepoltura. L’altro spazio del’Epitaffio è pieno di figurine angeliche (dimensioni 22x14,7cm) e con dei fiori di oro e di seta blu, rosso e verde.
IL RESTAURO E LA CONSERVAZIONE DELL’EPITAFFIO DI GLLAVENICA
Dal 1974 con il restauro dell’Epitaffio di Gllavenica si e’ preso cura Frederik Stamati, specialista di conservazione delle collezioni nel laboratorio della Cultura Popolare. La superficie dell’epitaffio è stato coperto con delle macchie nere, bianche e rosa. Questi sono stati causati dalle perdite delle candele. La celebrazione dell’Epitaffio viene accompagnato dalle candele accese. Le candele erano di cera o paraffina. Inoltre il fumo provocato dalla combustione delle candele ha sbiadito lo splendore della seta e del filo metallico, con il quale sono scritte le iscrizioni. Nella sua parte inferiore, l’epitaffio è stato danneggiato dal toccando delle mani dei credenti. Questo ha causato la scomparsa del ricamo in alcuni punti. In un posto, l'epitaffio e’ stato danneggiato dai roditori, mentre è rimasto in dispensa. Essa ha un colore rosso sbiadito. Il processo del restauro dell’Epitaffio e’ durato per circa due mesi. Nel 1974 l’epitaffio di Gllavenica è stato esposto in Pti-Pale a Parigi, dove lo studioso bisantino Andrea Grabar ha descritto esso come il secondo del suo genere in Europa.
Nell'estate del 1981, l’epitaffio di Gllavenica è stato preparato per essere esposto al Museo Nazionale Storico, quindi, fu sottoposto a un intervento di conservazione, che ovviamente è stato più completo rispetto al primo intervento. Dopo che e’ stata tolta la fuliggine che era caduta nel corso dei secoli, l'epitaffio è stato lavato e scoperto dalle chiazze che erano davanti ad esso. Quanto segue è stato posto su una lastra di legno compensato e fu coperto da un vetro pressato. Originariamente fu situato in una posizione verticale, mentre anni dopo, l’epitaffio di Gllavenica è stato posto sdraiato sul espositore dove si trova ancora oggi. Il 24 febbraio 2005 presso il Museo Nazionale di Storia fu svolta la sessione scientifica internazionale dal titolo "L’Epitaffio di Gllavenica, i valori unici, le problematiche della salvaguardia e della conservazione", dove hanno parlato Dr. Moikom Zeqo, Dr. Frederik Stamati, Dr. Marta Jaro, e il Dr. Jan Wouters. La sessione scientifica tenutasi presso il Museo Nazionale Storico è stato il primo in Albania e ha avuto l'obiettivo di sensibilizzare l’intero opinione pubblica per i valori che aveva L’Epitaffio di Gllavenica. In questa sessione è stato ammesso il problema del restauro dell’Epitaffio. La sessione scientifica ha deciso di istituire una commissione di scienziati provenienti da tutti i campi, per la progettazione del progetto di restauro dell’epitaffio.
INTORNO ALLE INSCRIZIONI DELL’EPITAFFIO
Sopra la testa di Cristo è stato scritto in greco bizantino IC XC Ο ΕΠΙΤΑΦΙΟC che significa "L’Epitaffio di Gesù Cristo". L'iscrizione ha queste dimensioni 12x3,3cm. L’iscrizione dell’Epitaffio e’ stato ricamato in due pilastri, vicino alla testa e ai piedi di Cristo. Il pilastro dove e’ stato scritto l’iscrizione ha queste dimensioni 87x6cm. La dimensione dei caratteri è di 3cm. Alcuni caratteri sono state sparite. L'iscrizione dell’Epitaffio e’ stato decifrato da A. Papadopulus-Kerameus e Theofan Popa.
+Επ/ληπω/θη ω / πανσε/πτος / και θη/ος αε/πας της Υπερα/γίας Θε/οτοκου/ της ασα/λευτου / δη εξο/δου και κο/που του πανη/εροτατου / επισκο/που Κα/ληστου / Γλαβεν/γτζης / και Βελ(λ)αγραδον / εν μηνη/ μαρτιο / ΚΒ. /ετος ΣΤΩ/ΠΑ (6881=1373).
+Ζωης / ο κρατων φευ προς / θνησκης / απνους / νεκης / Επη / της αυ/θεντη/ας του /ηψηλο/τατων αυ/θεντων / Σερβη/ας και Πο/μανηας / και πας/ης Αλβανου / και αυτα/δελφου / Γεωργηου / και Μπαλ/σα. / +Χειρ Γε/ωργηου / του Αρηαν/νητη και Χρι/σοκλαβανη.
Fu completato (ricamato) questo Aeras (epitaffio) l’onorato e la divinita’ della Santa Madre di Dio immobile, con le spese e la fatica del vescovo onorato, Kalisto di Gllavenica e Berati, nel mese di marzo 22, anno 6881(=1373).
"Tu che possiedi la vita, ah! Come (sei) corpo morto senza spirito. In quel tempo del possesso dei potenti maestri della Serbia, della Romania e l'intero Albani e dei fratelli Giorgio e Balsha. La mano di Giorgio Arianiti e del arqendisësi.
Nel libro di Dionis Papa ci e’ stato fornito un altra variante di traduzione. Tuttavia, in termini di dati di base le traduzioni sono simili: E’ stato completato la ricostruzione di Savani della Santissima Chiesa della Santa Madre di Dio tramite le spese e le afflizioni di Sua Eminenza, del Vescovo Kalisto di Glavenica di Belgrado nel mese di marzo 22 dal Adamo 6881. Autoritario della vita che non muore veramente, senza fiato si trova sulla terra del possedimento del padrone della Serbia, della Romania e di tutta l'Albania così come del suo fratello Giorgio Ballsha. La mano di Giorgio Arianiti e di Kristo Gllavari. La parola epitaffio deriva dal greco bizantino e significa "sopra-la tomba" o come si potrebbe dire altrimenti "coperta-della tomba". Se consideriamo la prima parte dell'iscrizione vediamo che il donatore dell’Epitaffio è Kalisto, il vescovo di Gllavenica e Berat. Gllavinica è stato il centro più importante dell’epoca paleocristiana in Albania.
Il vescovo di Gllavenica fu residente nella chiesa "La dormizione della madre di dio" che si trova in Ballsh. Kur Gllavenica e humbi rëndësinë si qendër peshkopale rezidenca e peshkopatës u zhvendos në Berat. Nel XV secolo, Berat divenne una Mitropoli, diventando uno dei centri ecclesiastici dell’Albania del sud. La prima parte dell'iscrizione ci informa che l'epitaffio era dedicato della venerata Madre di Dio, il che significa che vi era stata la chiesa " La dormizione della madre di dio". In questo caso abbiamo a che fare con due chiese, che hanno lo stesso nome e si trovano nella stessa diocesi ecclesiastica. La chiesa "La dormizione della madre di dio" in Gllavenica e la chiesa "La dormizione della madre di dio" in Berat. Nel XIV secolo, è molto probabile che la chiesa sia stata a Berat, perché in quel periodo storico il centro ecclesiastico di Gllavenica è stato estinto. La parola gllavenica in slavo significa testa.
L’Epitaffio è stato ricamato nel anno 6881 dalla creazione del mondo, la data corrisponde al calendario bizantino il 22 marzo 1373. L’Epitaffio è stato ricamato con fili d'argento cosparse di oro, in seta liscia. La seconda parte dell'iscrizione inizia con un verso poetico, che termina con un'esclamazione: Tu che possiedi la vita, ah! Come (stai) o corpo morto, senza spirito. A nostro parere la stringa può essere estratto dalla celebrazione del Venerdì Santo. Dal iscrizione è chiaro che il vescovo Kalisto ha commissionato l’epitaffio nel periodo del possesso dei Balshaj. Nel 1373 in cima del Principato di Balshaj stava Balsha II. Quest'ultimo nel 1370 aveva sconfitto in guerra il re della Serbia, Vukashini prendendo Korça e Kastoria. Nel 1371 Balsha II riusci a battere durante la guerra anche Mark Kraljeviç, creando uno stato che si estendeva dal Montenegro a Himara. Nell'ultima frase dell'iscrizione è scritto La mano di Giorgio Arianiti e di Kristo Gllavari il traduttore lo ha lasciato in greco hrisoglavari, che erroneamente lo hanno inteso come Kristo Gllavari. Egli che ha ricamato l’Epitaffio non ha scritto il nome, ma è semplicemente chiamato "arqëndisësi". A partire da questi dati potremo pensare che fosse e’ stato qualche monaco, che in umiltà non ha scritto il suo nome nella sua opera. Secondo Theofan Popa il ricamo dell’Epitaffio lo ha realizzato la mano del monaco Savia e Giorgio Arianiti, mentre i cittadini di Berati Dionis Papa e Ksenofon Ilia sono del parere che l'epitaffio è stato ricamato dalla mano di Kristo Gllavari e Giorgio Arianiti.
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