Saturno Magazine, Articolo: LUAN RAMA

LUAN RAMA

RECENSIONE DELLA POESIA "TU SEMPRE MI PERDONAVI" DEL NOTO AUTORE LUAN RAMA

 

Luan Rama è un diplomatico, scrittore e ricercatore albanese di Tirana che vive e lavora a Parigi, Francia. È autore di molti libri dedicati ai legami tra la cultura francese e quella albanese. In qualità di ex ambasciatore dell'Albania in Francia (1991-92) e dell'UNESCO (1997-2001), ha lavorato soprattutto per proteggere e sviluppare i valori europei del suo paese.
Luan Rama appartiene alla categoria degli scrittori albanesi tradotti, ovvero gli scrittori di origine albanese i cui libri sono stati tradotti in italiano. È un diplomatico, scrittore e ricercatore albanese di Tirana che vive e lavora a Parigi, Francia. É autore di molti libri dedicati ai legami tra la cultura francese e quella albanese. In qualità di ex Ambasciatore dell'Albania in Francia (1991-1992) e dell'UNESCO (1997-2001). Ha lavorato soprattutto per proteggere e sviluppare i valori europei del suo paese.

 

Tramite i versi della poesia: "TU SEMPRE MI PERDONAVI", il noto autore albanese Luan Rama, evoca l'intenso ritratto gigante della madre, il continuo amore incondizionato verso il figlio, in un ciclo che sembra senza fine, pur se segnata dalla sofferenza e dalla consapevolezza della solitudine.

La poesia si sviluppa in un flusso di coscienza che segue un ritmo lento e meditativo, come un racconto che in solitudine, attraversa i ricordi tra le mura oscillanti. La ripetizione di alcuni versi, come "Tu sempre mi perdoni" crea quasi una sorta di mantra, che sottolinea il tema centrale della perdono materno. I versi sono liberi e, il linguaggio è ricco di figure metaforiche, talvolta surreali, che dipingono un paesaggio emotivo, ricco di amore e l’insolubile legame materno.

Le allegorie, come "la luna che percorre il suo lungo cammino" o "il mare che aspetta che il sole si spenga in esso", emergono l'interminabile viaggio della vita e del tormento. Nella figura della madre al centro del poesia, Rama dipinge perfettamente tutto il mondo emotivo e fisico, la lunga attesa accompagnata dal "fumo del tabacco" la solitudine e i suoi sogni, strettamente legati alla sua condizione di madre.

Il tema centrale del poema è il perdono incondizionato che una madre offre al proprio figlio. "Tu sempre mi perdoni" non è solo un semplice sentimento d'affetto, ma è anche un'idea che trascende il semplice perdono: è una forma di amore che non chiede nulla in cambio e che persiste nonostante tutto. La madre perdona senza riserve, senza mai giudicare il figlio, anche quando lui, allontanandosi, non mantiene le promesse, dimentica o fa scelte che la lasciano in attesa. L'amore di una madre è tale che perdura attraverso i limiti del tempo e dello spazio.

In molti passaggi, l'autore Rama, (seppur in forma narrativa), descrive i ricordi della madre in un ritorno a momenti e sentimenti legati alla sua stessa infanzia, alla sua crescita nonché alla vita della madre che ondeggia nel tempo. "Il sorriso nel sonno" della madre, e la finalità, l’evidenza della capacità che una madre riserba sempre, quella di perdonare in qualsiasi circostanza suo figlio. Ciò, è quel patto perenne che mantiene viva eternamente la connessione madre - figlio, sin dai primi istanti del concepimento, pur nei momenti in cui, il richiamo della vita, lo separa da lui. In questa poesia, c'è un'importante riflessione sul tempo che scorre velocemente, sui ricordi che diventano sempre più sfocati sui miraggi delle mura ma che restano comunque vividi.

Sulla morte della madre, purché in modo sottile, l'autore trasmette tanta sofferenza, un po' "arrabbiato" anche, "non sei più la mia mirabile", grido silenzioso della separazione, consapevole della mancanza d'ora in poi di quei momenti sacri, unici, irripetibili tra madre - figlio.

Al di là di tutto, nulla svanisce e questo, Rame lo presenta nella "luna", il "mare", la "brina", i "papaveri", i quali ci trasmettono la ciclicità di un amore che rinasce continuamente.

 

Il figlio è l'altra figura centrale della narrazione: lui è il "fiume" che scorre via, è il "mare" che aspetta il sole, è la "luce" che illumina il sorriso della madre persino nel sonno e nei sogni. Non chiedendo mai nulla in cambio, questo amore è il "mare" che "abbraccia i confini del mondo", senza fini e confini.

In questa meravigliosa poesia, l'autore riesce a rendere universale ed unico, l'amore puro, non solo della madre, ma anche del figlio adulto verso di essa, che, purché con il rimorso di aver potuto mantenere le promesse ed evitarle tanta solitudine e preoccupazioni, rimane comunque "piccolo - innocente" tra i suoi seni, ancora con il latte bianco materno sulle labbra.

 

TU SEMPRE MI PERDONAVI

 

Tu sempre mi aspettavi, madre mia, 

udivi le lancette in tarda ora, 

sentivi il vento, la pioggia e i miei passi, 

canticchiando vecchie canzoni 

e guardavi la luna che andava verso l'interminabile attesa

la mezzanotte che giungeva e ti chiudeva le palpebre con una mano sacra.

Tu sonnecchiavi, chi sa in che sogno, 

sorridevi nel sonno, come una bambina,

colmi di miraggi e facce paterni erano le tue mura.

Il giorno dopo, ti dicevo che sarei venuto prima, 

e di nuovo con i miei cavalli partivo, 

perdendomi nelle locande lontane, 

sulle strade della boema, 

nei giardini d’amore e implorazioni,

e tu aspettavi...

aspettavi tra il fumo del tabacco, 

che la solitudine ti faceva dimenticare. 

Quanto ti pesavano le nebbie del tempo, 

"Mio figlio è come il fiume," dicevi tu, 

"I fiumi vanno e non sanno tornare, 

mio figlio è come il mare che aspetta che il sole si spenga in esso, 

è il vento che vorrebbe abbracciare i confini del mondo..." 

E la brina calava, 

e tu andavi 

attraverso la brina alla mia ricerca, 

camminando su piazze e vie sconosciute.

Avevi paura della lunga notte, 

dall’oscurità dove si spegnevano le stelle dell’universo,

poi giocavi e ridevi con la mia infanzia,

con il pargolo concepito dall'amore e dal sangue, 

ma il giorno dopo tu di nuovo mi perdonavi,

mi baciavi sul collo finché potevo respirare, 

mi annusavi e la felicità abbracciavi, 

e io giocavo con te, 

pettinavo i tuoi capelli grigi che come argento luccicavano, 

ti rendevo bella, amore dolente, 

mio padre non c'era più, 

prendevo le tue dita, baciandole

e tu ridevi, ridevi.

"Tuo padre non li ha mai baciato così", dicevi, 

e il tuo cuore si apriva, 

il sangue come nei giorni della gioventù ti scorreva, 

un mare dentro di te si apriva, 

le ferite sul tuo seno baciavo, 

un infinito campo di papaveri, 

ma presto io di nuovo me ne andavo, 

di nuovo miraggi nelle tue mura 

oscillanti nel fumo del tabacco, 

neomamma nei giorni di gennaio ti vedevi, 

mentre ti affrettavi a festeggiare la mia nascita, 

e nella notte fonda, mi perdonavi ancora,

fino a quando la luna calò e il mondo crollò, 

mentre nei tuoi occhi si perdeva.

Ora, tu non sei più la mia mirabile, 

ora tutti i salmi del mondo li canto per te, 

per il grande desiderio che le ossa mi arde, 

per il latte bianco che ancora sulle labbra ho.

 




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