Filosofia della poesia
Souad Khalil
" Poesia e filosofia devono unirsi."
Qual è il rapporto tra poesia e filosofia?
Secondo l’opinione di alcuni specialisti, la filosofia ebbe inizio con la poesia, in
particolare nella ricerca dell'origine dell'universo e delle cose, ad opera dei primi
filosofi della natura, come Talete ed Eraclito. Filosofi antichi e moderni – in
particolare Schelling, Lessing e Gaston Bachelard – insieme a poeti come Shelley,
Lord Byron, Ṭarfa e al-Mutanabbī, hanno cercato l’arte di trasformare il pensiero in
arte, affinché esso diventi libera creatività. In questo modo, il rapporto tra filosofia e
poesia è rimasta a lungo controverso.
Se osserviamo da vicino poesia e filosofia, scopriremo un’infinità di idee filosofiche
che si prestano a essere materia poetica. Esse sono infatti caratterizzate da un
intrinseco poeticismo. In questo studio, possiamo commentarne alcune, idea dopo
idea, e poi analizzarle nella loro totalità.
Planck affermava: sembra che i filosofi, soprattutto quelli della scienza, non facciano
scoperte in senso stretto, ma presentino piuttosto ipotesi che potremmo definire
poetiche. Lo scienziato Einstein, d'altronde, era famoso per aver detto: "In ogni idea
matematica geniale c'è un lampo di poesia". Le percezioni e le idee presentate dai
filosofi metafisici ed esistenzialisti possono essere considerate concezioni poetiche,
sia per il modo in cui pensano, sia per l'abitudine che hanno di formulare concetti in
modo immaginativo.
Allo stesso modo, la composizione di una poesia che porta con sé il segreto della sua
immortalità deve essere intrisa di una visione profonda. La visione del poeta è infatti
quella di trasformare ipotesi in forma estetica, nate da una mente sensibile e
comprensiva, che risponde alle esperienze della vita. Questa risposta, percepita nella
poesia, è un’interpretazione dell’esistenza o un suggerimento per un altro modo di
vivere.
"Mi avvarrò di una parte dello studio."di Salam Kadam °
La formulazione di concetti filosofici e poetici avviene attraverso l’immaginazione
creativa della mente umana, impegnata nel tentativo di raggiungere la perfezione
per sé stessa, per dare forma a un destino secondo la volontà del pensatore
filosofico o per realizzare un atto influente.
La creatività, nella sua espressione più bella, si manifesta come un'aggiunta
all’esistenza, così come la intende il poeta-artista.
Qui possiamo scorgere un profondo avvicinamento tra l’orizzonte della poesia e
quello del pensiero, attraverso la logica della percezione, che costituisce la parte
dinamica dell'immaginazione.
Tra queste percezioni, vi è l’idea dell’infinito del mondo.
È certo che la percezione dell’infinito appartiene sia alla filosofia che alla poesia:
entrambe producono un cambiamento di paradigma.
Non c’è dubbio che il sentimento che ci assale davanti all’infinità del mondo sia un
sentimento di qualcosa di cosmico: è poesia cosmica, perché ci fa percepire la
possibilità di liberarci da due limitazioni, aprendoci verso un orizzonte più ampio,
verso un mondo assoluto, in cui ogni cosa soggettiva e parziale si trasforma in una
realtà totalizzante e comprensiva.
L’orizzonte filosofico, nella sua ricerca faticosa della perfezione come fine a sé stessa,
entra nel mondo degli ideali platonici, o nel mondo dello spirito, identico a sé stesso
ancor prima dell’immaginazione hegeliana – uno dei capolavori dell’idealismo.
Allo stesso modo, questa tensione filosofica si trasforma in un impulso poetico, nel
quale il poeta si unisce al proprio ideale attraverso ciò che chiamiamo ispirazione,
intuizione o illuminazione – la capacità di evocare immagini con l’occhio
dell’immaginazione.
Qui la conoscenza diventa recupero della memoria, e lo spirito si armonizza con i
mondi della profezia .
I poeti si muovono – tra le rovine e l’utopia – descrivendo un mondo dell’impossibile
e dello stupefacente, alla ricerca del tesoro dei segreti umani che si irradiano dal
sentimento e dal subconscio verso il mondo della previsione e della metafisica.
Vi sono altre percezioni in cui poesia e filosofia si incontrano, come il dualismo,
l’opposizione dell’esistenza e il determinismo. Quest’ultimo, in alcune delle sue
accezioni, rappresenta una rottura logica delle cose: una ricerca, da parte del
filosofo, del segreto del potere della transitorietà e del nulla, con le sue implicazioni
nel comportamento assurdo e nella percezione dell’inutilità.
Il determinismo, senza dubbio, nella sua definizione più semplice, è il rapporto di
causa ed effetto. Il filosofo l’ha analizzato attraverso la logica per risolvere il
problema della confusione intorno alla morte: la morte delle stagioni, delle cose e
dell’essere umano. Questa visione viene formulata in modo spesso privo di
riferimenti religiosi e delle sue interpretazioni.
Troviamo così due immagini filosofiche profonde:
la prima è quella dell’atto deterministico come immagine e rappresentazione di una
concezione pessimistica e nichilista, come fece Schopenhauer e coloro che da lui
furono influenzati;
l’altra lo interpreta come una condizione naturale e realistica, in cui il filosofo si
confronta con il destino divino.
In questo contesto, il filosofo cerca di immaginare la transitorietà come uno stato
naturale vissuto dagli esseri, che svaniscono e scompaiono per lasciare spazio a una
nuova nascita, a una nuova definizione e a uno sviluppo rinnovato del mondo.
Queste percezioni spesso aprivano l’orizzonte del poeta, e nella poesia sapienziale
possiamo riconoscere i grandi poeti dell’umanità in generale, e della poesia araba in
particolare: Ṭarfa, Aḥmad al-Mutanabbī, al-Sayyāb, Nāzik e molti altri, i quali
concepivano l’inevitabilità della morte come visione e possibilità di dissolvimento.
Nella loro percezione artistica della morte, così come nella visione di John Keats – il
poeta affascinato dalla morte e dai suoi mondi – si manifesta un pellegrinaggio
salvifico. Per Keats, tale visione rappresentava una fuga dalla superficialità e dalla
ripetitività della poesia, ed era l’unico elemento capace di conferire alla poesia
successo, sollevandola dalla banalità e dalla distorsione.
Esistono anche altre idee filosofiche caratterizzate da un poeticismo intrinseco, tra
cui l’imitazione della natura e dei suoi ritmi, attraverso la formulazione di ipotesi
filosofiche di tipo dialogico. Paul Fleiss, nel suo libro Natura e uomo, affermava:
“Ogni soggetto nell’universo implica un certo grado di armonia con sé stesso.”
Il mondo materiale, nonostante l’influenza dell’occhio umano, è diventato un mondo
immateriale: ciò che vediamo non è il mondo esterno in sé, ma un’immagine di esso.
Si tratta, quindi, di un mondo interiore.
Se analizziamo da vicino le affermazioni dei filosofi delle scienze naturali, li vediamo
proclamare che gli eventi della natura vengono rappresentati dalla mente in un certo
modo e, successivamente, attribuiti ai corpi viventi. Tuttavia, in questo processo di
percezione, la mente irradia sentimenti che poi riflette sulle cose del mondo esterno,
facendole apparire come se possedessero realmente tali qualità.
Le nuove qualità della natura – o del cosiddetto mondo esterno – sono, in realtà,
invenzioni della mente. Così, quando il poeta si rivolge alla natura, o parla di essa, la
riveste con il proprio mondo interiore e le attribuisce voce e anima, facendone un
essere umano che parla con la voce di un angelo.
A essa attribuisce sentimenti umani e una creatività che non possedeva prima. In ciò
risiede il segreto della facoltà creativa della poesia, e dunque la capacità superiore
della mente umana.
La natura, di per sé, è un’entità priva di voce, odore o colore: una materia che si
muove in modo frenetico, senza senso né fine.
La forma della natura ci porta a immaginare la visione di Gaston Bachelard, uno dei
pionieri della fenomenologia contemporanea nel suo approccio alla creatività
artistica:
se la forma si trasforma in persona, e la persona in forma e immagine che simula il
mondo della natura – come accade nella rappresentazione della notte, della luce e
delle stelle nella visione poetica – Bachelard ne offre un’interpretazione in chiave
fenomenologica e filosofica.
Come si intuisce da questo testo frammentato, nella notte risiedono due eternità
opposte: il bene e il male.
La notte non può suggerirci una semplice visione dello spazio. Notte e luce non
vengono nominate per la loro estensione, ma per la loro unità. La notte non è uno
spazio, ma piuttosto un presagio di eternità.
Notte e luce sono entità stabili: momenti neri.
Esistono due momenti felici e due tristi in questo tempo poetico. Qui si annuncia
l’incontro di sentimenti contraddittori, e il poeta esprime una dialettica profonda che
attraversa la materia per giungere all’ignoto.
Non abbiamo forse già detto che la poesia e la metafisica condividono un terreno
comune nel regno dei poeti e dei filosofi?
E se è giusto affermare che la concezione complessiva della filosofia è corretta, allora
dobbiamo anche difendere la poetica, intesa come concezione e principio.
Chi scrive poesia universale attraverso il linguaggio della prosa, utilizzando termini
astratti come esistenza, soggettività, causalità – per parlare di universali – trasforma
questa astrazione, da parte del poeta, in incarnazione artistica.
Così il caos dello spirito poetico, e la lotta interiore del sé, si convertono presto nella
presenza dell’ordine, che si manifesta nella geometria della poesia e nella sequenza
delle sue idee, esattamente come avviene nel pensiero filosofico e nella sua logica .
Il lampo filosofico è poesia che si trasforma in un lampo estetico, verbale e tonale,
capace di analizzare il complesso filosofico e trasferirlo nel subconscio umano.
Se oggi è possibile descrivere le idee della filosofia come percezioni poetiche, allora
anche la poesia può essere concepita come filosofica e cognitiva.
Tuttavia, bisogna riconoscere – e affermare chiaramente – che il pensiero che
conduce a una percezione poetica non è necessariamente lo stesso del pensiero
poetico scritto, e viceversa.
Qui risiede il grado di originalità dell’arte e della filosofia – o, possiamo dire, della
poesia o del pensiero stesso.
La poesia è stata l’inno dell’umanità, attraverso il quale essa ha espresso tutte le sue
preoccupazioni, le sue debolezze e le sue forze, spogliandosi di ogni significato
effimero per raggiungere la bellezza autentica.
Fondato da: Francesca Gallello
© 06-2025 Design by Artvision.
All Rights Reserved.