Saturno Magazine, Articolo: LA STORIA DI BIANCA

LA STORIA DI BIANCA

 

 

IL BELLO E LA FIGLIA DI PAPÀ

Scrivo a voi, a Saturno, a te, Alarə, perché nessuno mi ha mai chiesto davvero chi ho amato.

Sono Bianca — o così mi chiamerete. Ho una vita elegante, composta, di quelle che brillano nella luce ma sussurrano nel buio. Figlia di un industriale del Nord, seconda di due figlie adottive, cresciute in ambienti ovattati dove tutto era già lì, ancor prima che lo desiderassi. Non ho mai chiesto niente, perché niente mi è mai mancato. Tranne quello.

Da bambina mi accompagnava a scuola un autista assunto da mio padre. Aveva un figlio, ma viveva lontano, con la madre. Ricordo le rare volte in cui, parlando dell’università, il padre si illuminava. Sembrava credere in qualcosa.

Cinque anni dopo, io ero già laureata. Il figlio dell’autista fu assunto proprio nell’azienda di mio padre. Un gesto di riconoscenza, dissero. Lo chiamavano “Il Bello” — educato, silenzioso, luminoso in modo discreto. L’ho incontrato a una cena aziendale. Ci siamo guardati. Nulla di plateale, solo il cuore che cambia tono.

Abbiamo vissuto un amore pulito, sottovoce, di quelli che non si appendono ai muri ma si conservano nell’anima. Lo raccontai a un’amica. Mi rispose: “Tienitelo come amante, ma devi sposare qualcuno del tuo livello. Altrimenti ti distruggono.”

E io lo sapevo. Sapevo che mio padre non avrebbe mai accettato. Sapevo che se avessi scelto Il Bello, lui e suo padre sarebbero stati licenziati. Sapevo che tutta la società in cui vivevo avrebbe detto: “Hai visto con chi sta? E faceva tanto la sofisticata…”

Poi arrivò l’offerta: un matrimonio con il figlio di un notaio, un’unione economica potente, desiderata da mio padre. Io sono adottata, e volevo essere grata. Mia sorella, anche lei adottata, aveva già regalato alla famiglia un matrimonio da copertina. Io dovevo fare lo stesso.

Rinunciai. Con una grazia finta. Il Bello restò in azienda. Ancora oggi, dopo quasi vent’anni, ci incrociamo. In riunione, in ascensore, in qualche cena. Il mio cuore batte all’impazzata. I suoi occhi non hanno mai smesso di guardarmi così. I miei… sono sempre tristi.

Non ho mai avuto il coraggio di raccontarlo. Lo faccio adesso. Perché l’amore vero, anche se respinto, rimane la parte più vera di me.

 

 

L’amore e il peso degli sguardi

"In Fondo al Cuore"

By Alarə

In un mondo che ci invita a scegliere con il cuore, ma ci giudica con lo sguardo degli altri, l’amore diventa spesso una lotta silenziosa tra ciò che sentiamo e ciò che “dovremmo” volere.

Quante storie come quella di Bianca restano sospese — non per mancanza di desiderio, ma per paura del giudizio. Perché si può amare profondamente, sinceramente, follemente... eppure sentirsi sbagliati. Non per ciò che si prova, ma per chi si è amato.

Quando l’amore non si adatta al contesto sociale, diventa bersaglio. Bersaglio di frasi taglienti, commenti crudeli, ironie che svuotano il cuore. E il dolore non nasce solo dal distacco... nasce dal disprezzo che lo precede. “Hai visto con chi sta?”, “E faceva tanto la sofisticata…” — sono parole che feriscono più dell’addio.

La verità è che il cuore non ha bisogno di autorizzazioni. Il cuore non legge il pedigree, non sfoglia il curriculum. Il cuore sente, e talvolta sente dove non dovrebbe. Ma chi stabilisce dove “si dovrebbe”?

L’amore autentico, quello che Bianca ha vissuto, è spesso il primo ad essere sacrificato. Non per mancanza di coraggio, ma per il senso di dovere, per le regole non scritte, per il bisogno di appartenere.

Eppure, quell’amore resta. Lo si incontra in un ascensore, lo si rivede in una riunione, e ogni volta il cuore batte, e ogni volta gli occhi si fanno tristi. Come se dicessero: “Quello che avremmo potuto essere... lo siamo ancora, da qualche parte.”

“In Fondo al Cuore” nasce per custodire queste storie. Quelle che non si dicono, ma che si vivono come battiti. Quelle che non finiscono, ma si trasformano in silenzi che parlano.

 

 

Vuoi raccontare anche tu la tua storia? La rubrica IN FONDO AL CUORE accoglie storie vere, scritte dal cuore e custodite con rispetto. Puoi usare un nome inventato e scrivere a: saturno.magazine@libero.it Ogni storia sarà pubblicata in forma riservata e sarà una luce nel cammino di chi legge.

Perché ogni amore, anche se invisibile… è universale. Alarə

 

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