LA SINDROME DI SAZAE-SAN
Quando un cartone animato diventa uno specchio dell’anima
In Giappone, ogni domenica alle 18:30, milioni di persone si sintonizzano su Fuji TV per guardare Sazae-san, l’anime più longevo della storia. Ma quando la sigla di chiusura parte, qualcosa cambia: un senso di malinconia si insinua nei cuori degli spettatori.
È la cosiddetta “Sazae-san shōkōgun” – la sindrome di Sazae-san.
Cos’è Sazae-san?
È un anime iniziato nel 1969, tratto da una striscia a fumetti pubblicata dal 1946 da Machiko Hasegawa, una delle prime mangaka donne del Giappone.
Racconta la vita quotidiana di Sazae Fuguta, una casalinga giapponese che vive con il marito, il figlio, i genitori e i fratelli. Niente superpoteri, niente battaglie: solo vita vera, condita da umorismo e tradizione.
Ogni episodio è composto da tre mini-storie, animate con uno stile semplice e disegnate ancora a mano.
È entrato nel Guinness dei primati come anime più lungo al mondo, con oltre 7500 episodi.
La sindrome di Sazae-san
Il termine “Sazae-san shōkōgun” descrive il senso di tristezza e ansia che molti giapponesi provano alla fine della puntata domenicale.
È il momento in cui si realizza che il weekend è finito e il lunedì lavorativo è alle porte.
Per molti, Sazae-san è un rituale familiare: guardarlo significa chiudere la settimana. Ma proprio questa regolarità lo ha reso un simbolo del ritorno alla routine.
Alcuni spettatori evitano di guardarlo per non sentirsi giù, altri lo considerano un abbraccio nostalgico che li accompagna verso la nuova settimana.
Curiosità
I nomi dei personaggi derivano da animali marini: Sazae è una lumaca di mare, Katsuo è un bonito, Tarao è un merluzzo1.
La doppiatrice di Sazae, Midori Kato, ha interpretato il personaggio per oltre 55 anni, stabilendo un record mondiale.
La serie è considerata il “Peanuts” giapponese, per il suo impatto culturale e la sua capacità di raccontare la società attraverso la famiglia.
Nonostante l’avvento di anime moderni e tecnologici, Sazae-san continua a essere il programma più visto in Giappone la domenica sera.
Sazae-san è molto più di un cartone animato: è uno specchio della società giapponese, un rituale collettivo, e persino un termometro emotivo. La sua capacità di generare una vera e propria sindrome dimostra quanto la cultura pop possa influenzare il nostro stato d’animo. E forse, anche noi, quando sentiamo il TG della domenica sera... proviamo un po’ di “Sazae-san syndrome”.
Quando ero bambina, bastava la sigla del Carosello per sapere che era ora di andare a letto. Era come se il mondo si spegnesse piano, sotto forma di spot eleganti e fiabeschi. Oppure la domenica, dopo Oggi le Comiche con Stanlio e Ollio, quel momento buffo segnava la fine del divertimento — un sipario sulle risate, prima che il lunedì si riaprisse con il suo ritmo più serio. Erano piccoli segnali di stop, rituali pop che ci preparavano — con dolcezza o malinconia — al ritorno nella routine. E trovo profondamente poetico che la malinconia si possa raccontare… con una lumaca di mare e un sorriso disegnato a mano.
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